Ridurre l’effetto serra con l’economia circolare: la Toscana ha un ruolo da leader

La regione del centro Italia si rivela tra le più virtuose nell'industria del riciclo e del recupero

gomme

E’ la Toscana una delle regioni italiane più virtuose in fatto di economia circolare, come confermano i numeri raccolti da Ecodom, il principale Consorzio italiano per il recupero dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche o semplicemente rifiuti elettronici) e CDCA (Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali in Italia): nel 2017 sono state raccolte 9.735 tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, pari al 9,3% del totale regionale.

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Ma ci sono anche scarti tessili che da rifiuti diventano fashion, imballaggi che trovano una nuova vita nell’arredo urbano, fondi di caffè usati per coltivare funghi, lombrichi utilizzati per concimare il terreno: tutti esempi di economia circolare nati da progetti sviluppati in Toscana e raccontati da Ecodom, e da CDCA nell’Atlante Italiano di Economia Circolare (www.economiacircolare.com), una piattaforma web georeferenziata, interattiva e in continua evoluzione.

 

Tra le storie protagoniste dell’economia circolare toscana  c’è quella del Centro Lombricoltura Toscano di San Giuliano Terme, che produce e commercializza Humus di Lombrico (il vermicompost) per creare un circolo virtuoso di rifiuti partendo da uno scarto completamente naturale da destinare all’agricoltura e al giardinaggio. Lo stesso impianto di lombricoltura è alimentato con rifiuti organici. La Revet di Pontedera invece raccoglie, seleziona e prepara per il riciclo cinque tipologie di imballaggi.  In particolare riciclando gli imballaggi di plastica mista, realizza profili destinati all’arredo urbano (panchine, fioriere, pavimentazioni, giochi per bambini) al posto del legno.

 

La Funghi Espresso di Firenze produce funghi freschi utilizzando fondi di caffè di bar e ristoranti, usati come substrato per la coltivazione. Una volta finita la coltivazione e prodotti i funghi, il substrato diventa un ottimo ammendante organico per l’agricoltura e può essere utilizzato come compost per le piante, chiudendo così il ciclo del caffè. Sempre a Firenze Tyrebirth si occupa della produzione di speciali forni a microonde in grado di dare nuova vita agli pneumatici fuori uso. Ma come funziona il forno? Tyrebirth si basa sul principio della pirolisi, ovvero la scomposizione degli pneumatici attraverso un trattamento termico che, e qui sta la novità, utilizza le microonde. Queste vengono assorbite dal carbone che compone le gomme per il 30-40 per cento e lo riscaldano in modo omogeneo e veloce. In trenta minuti il copertone viene scomposto a una temperatura di 700 gradi e viene trasformato in un gas, in un liquido e in una componente solida, tutti elementi completamenti riutilizzabili. Più precisamente, al termine del riciclo, si ottengono il 15 per cento di idrogeno e idrocarburi gassosi (metano e gpl), il 40 per cento di gasolio, il 40 per cento di carbon black (polvere di carbone) e il 5 per cento di ferro.

 

La Lucart di Porcari è invece una delle prime aziende ad aver sviluppato negli anni ’80 la tecnologia della disinchiostrazione delle carte da riciclare. Dal 2013, con il progetto Natural, ha creato in collaborazione con TetraPak il primo impianto in Italia in grado di separare e dare nuova vita a tutti i materiali che compongono i cartoni per bevande tipo Tetra Pak, per recuperare fibre di cellulosa non sbiancata, componente di Polietilene e Alluminio. Negli ultimi 4 anni ha recuperato oltre 2,8 milioni di cartoni per bevande da un litro che, se stesi, equivalgono a una distanza pari a 16 volte il giro della Terra: più di 1,2 milioni gli alberi salvati per un valore pari a una superficie di 4.200 campi da calcio, oltre 73.000 tonnellate di CO2 che equivalgono alle emissioni prodotte da più di 578.000 viaggi in auto Roma-Milano.

Carta

Con le 9.735 tonnellate di rifiuti raccolte da Ecodom sono state ricavate 6.009 tonnellate di ferro, 176 tonnellate di alluminio, 186 tonnellate di rame e 845 tonnellate di plastica da reinserire nel ciclo produttivo: con queste materie prime seconde potrebbero essere realizzati 600.000 cerchioni di automobile, più di 2,3 milioni di cestini da ufficio di plastica, 207.000 caffettiere di alluminio e 209 km di cavo di rame. Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuti ha permesso di risparmiare 8,7 milioni di kWh di energia elettrica, pari al consumo annuo di 8.200 abitanti, e di evitare l’emissione in atmosfera di 65.046 tonnellate di anidride carbonica.

 

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