Gli Italiani temono i cambiamenti climatici e vogliono risposte

A dicembre di ogni anno l’Ispi (istituto studi politici internazionali), in collaborazione con l’istituto statistico Ipsos, tira le somme dell’anno trascorso chiedendo agli Italiani quali sono le minacce che più li preoccupano.

Il report 2018 è molto interessante. Si legge: “per l’Italia, l’immigrazione e l’economia sono ancora le issues cruciali, ma spostando lo sguardo alle preoccupazioni globali i cambiamenti climatici sono considerati la principale minaccia, dal 28% degli intervistati (+15 punti rispetto al 2017).”
Dunque, complice probabilmente la fortissima ondata di maltempo che ha colpito la penisola tra ottobre e novembre, i cambiamenti climatici sono considerati una minaccia di gran lunga più grave rispetto al terrorismo di Matrice Islamica, che preoccupa il 16% degli intervistati.

Numeri a confronto

La ricerca dell’Ispi riporta il dato, senza sviscerarlo troppo, dedicandosi con maggior attenzione ad altre minacce, come per esempio la crisi economica e il terrorismo internazionale. Per fortuna, in occasione della Cop24, svoltasi ad inizio dicembre 2018 a Katowice (Polonia), la BEI (Banca Europea per gli Investimenti) ha commissionato a Yougov un sondaggio, che -per la prima volta- cerca di capire il “sentiment” degli intervistati rispetto ai cambiamenti climatici [1]

La BEI è il braccio finanziario dell’UE, impegnata anche in progetti di cooperazioni con paesi non membri; sin dalla COP 21 (2015) è molto attiva per cercare di limitare i cambiamenti climatici e i loro effetti. Dunque, il sondaggio che ha commissionato può considerarsi il termometro più affidabile per misurare le opinioni dei cittadini circa i cambiamenti climatici.
Questo sondaggio è stato somministrato a 25 mila persone, maggiori di 18 anni in 30 Stati, residenti nei paesi membri dell’Unione, oltre che in Cina e USA.
Leggendo il report riscontriamo diversi spunti di riflessione e considerazioni. Il primo è che gli Europei – circa il 78% degli intervistati- considerano i cambiamenti climatici una minaccia, rivelandosi, inoltre, i più preoccupati dal fenomeno a livello mondiale.
La seconda considerazione, ancora più importante, è che gli Italiani risultano essere i più preoccupati, dopo la Spagna, con una percentuale che supera l’80%.

 

Inoltre, in Italia sono preoccupati dai cambiamenti climatici più i giovani (fino a 34 anni) che gli adulti, più le classi agiate che i meno abbienti.
Insomma, quello che emerge dal sondaggio per l’Europa e l’Italia è una crescente preoccupazione da parte dei cittadini verso i cambiamenti climatici che, purtroppo, trova riscontro nella realtà. Infatti, come è ormai risaputo, 17 degli ultimi 18 anni sono risultati essere i più caldi da quando esistono i registri delle temperature [2] . In particolar modo, quello appena trascorso, secondo i dati dell’ISPRA (istituto per la Protezione e Ricerca Ambientale) [3] è stato l’anno più caldo di sempre per l’Italia “con la temperatura media sempre nettamente superiore al valore normale ad eccezione dei mesi di febbraio e marzo; i mesi relativamente più caldi sono stati gennaio e aprile, con anomalie di oltre 2,5 °C”.

 

I cambiamenti climatici, oltre ad una grande sfida, rappresentano un’enorme opportunità economica…

 

Il quadro a tinte fosche che si delinea nella prima parte del report è parzialmente ridimensionato nella seconda. Qui emerge che gli Italiani credono che l’attuazione del piano d’azione nazionale ai cambiamenti climatici (Pnacc) possa rappresentare, oltre che un toccasana per l’ambiente e le nostre vite, anche un’enorme opportunità economica. Insomma, gli abitanti del Bel Paese risultano essere i più ottimisti per quanto riguarda le possibilità di una transizione energetica (26%), una percentuale bassa, ma comunque la più alta rispetto alla media europea (21%). Oltre a questo, il rapporto presenta molti dati economici a favore dei provvedimenti volti a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici; vengono prospettati 28 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, entro il 2050. Per il momento sono 1,4 milioni i lavoratori nel settore delle rinnovabili, in Italia il 7% del totale.

 

E’ tutto pronto, adesso ci vuole la dimostrazione di una volontà politica…

 

Nonostante l’opinione degli Italiani, però, per l’ASviS [4] report 2018 rimane ancora molto da fare per cercare di centrare tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, firmata dall’Italia all’indomani della Cop 21 di Parigi e firmata nel 2015. In modo particolare nel report viene segnalato che bisognerebbe “scindere la crescita dalle emissioni”. Nello specifico quello che l’associazione ha notato è che nel nostro paese a maggior crescita economica (in termini di Pil) corrisponde un aumento delle emissioni. In altre parole, la crescita nel nostro paese è ancora strettamente legata all’energia prodotta da fonti fossili. Quindi, bisognerebbe investire più risorse nella transizione energetica per rendere l’economia italiana il più sostenibile possibile. Per l’ASvis, che nota un forte sensibilità delle imprese e dell’opinione pubblica nostrana per il tema ambientale, quello che manca è però una forte volontà politica.

 

 

 

Pasquale Pagano

®Eco_Design WebMagazine

 

 

 

[1] Qui il sondaggio: http://www.eib.org/en/surveys/citizens-climate-change-survey.htm

[2] Secondo gli studi del World Metereological Organization(WMO). Si prende come anno iniziale per osservazioni il 1961.

[3] http://www.isprambiente.gov.it/it/evidenza/ispra/no-homepage/in-italia-il-2018-e-stato-ad-oggi-l2019anno-piu-caldo

[4] Asvis è l’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Ha come obiettivo quello di monitorare attraverso dei propri indicatori i passi in avanti per raggiungere gli obiettivi dell’agenda 2030. Sostiene l’obiettivo principale della convezione quadro ONU sui cambiamenti climatici , 100 mld di fondi da stanziare.
http://asvis.it/goal13/home/453-3442/goal-13-calano-le-emissioni-ma-occorre-scinderle-dalla-crescita

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