Greta Thunberg, com’è cambiato il mondo dopo di lei

Da attivista solitaria a paladina green di una nuova generazione. Ecco come, nel giro di un anno, la quindicenne Greta Thunberg è riuscita a cambiare il mondo.

Nell’agosto 2018, mentre il Circolo polare artico andava in fiamme e la Svezia veniva travolta da ondate anomale di calore e incendi, una ragazzina svedese dalle trecce bionde decise che era giunto il momento di fare qualcosa.

Armata di un cartello destinato a diventare uno slogan e che recitava “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero scolastico per il clima), l’intraprendente quindicenne prese a sedersi tutti i giorni di fronte alla sede del parlamento di Stoccolma, per chiedere al suo governo azioni concrete e immediate contro il riscaldamento globale. A cominciare dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, come stabilito dall’Accordo di Parigi.

Da allora Greta Thunberg non si è più fermata, proseguendo imperterrita con i suoi “scioperi del venerdì” anche dopo la ripresa dell’anno scolastico. Sostenuta e veicolata in modo sempre più forte dalla stampa e dai social, la sua protesta solitaria contro i cambiamenti climatici si è presto trasformata in un movimento globale, capace di dare voce a milioni di giovani di tutto il mondo.

 

No planet B, la lotta pacifica dei Fridays for Future

Ispirati dalla costanza e dalla determinazione di Greta, tantissimi giovani hanno trovato lo stimolo necessario per unire le forze e scendere in piazza. Il loro impegno a favore del clima ha preso così la forma di un vero e proprio movimento pacifico quello dei Fridays for Future (“venerdì per il futuro”).

Sull’esempio di Greta, gruppi di giovani hanno così iniziato a organizzare sit-in e scioperi in tutto il mondo, per attirare l’attenzione di governanti e istituzioni sull’emergenza climatica.

Nel giro di un solo anno da quel primo e solitario sciopero per il clima, l’ondata di proteste e di impegno contro i cambiamenti climatici ha letteralmente fatto il giro del pianeta. Ispirati dalla tenacia della quindicenne, milioni di giovani hanno dato vita alle più grandi manifestazioni pacifiche per il clima della storia e messo in piedi organizzazioni come Youth for Climate.

Tutto per un unico obiettivo: chiedere ai potenti della Terra azioni urgenti e immediate per ridurre le emissioni di CO2 e mettere un freno al riscaldamento globale. Un grido disperato per rivendicare il “semplice” diritto di poter avere un futuro.

E così, mentre le strade si riempivano di cartelli e slogan, come “No planet B”, “Time is running out” (il tempo sta finendo), “Our house is on fire” (la nostra casa è in fiamme) e molti altri, il tema della sostenibilità è improvvisamente balzato al centro del dibattito globale.

 

“Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza”

Il vero spartiacque nella storia di Greta Thunberg è stata la sua partecipazione alla Cop 24 di Katowize, in Polonia, quando la battagliera ragazzina affetta dalla sindrome di Asperger, parlò ai potenti di tutto il mondo con una schiettezza che non consentiva repliche.

La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti […] Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi.”

Parole destinate a fare il giro del mondo e, in certi casi, a diventare un mantra, come la sua affermazione:  Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza.”

A quel primo discorso ne seguirono molti altri, sempre più accorati e decisi. Come quello al World Economic Forum di Davos, o al Parlamento Europeo di Strasburgo, e ancora a quello francese, a quello britannico e al Senato italiano. A incontrarla persino Papa Francesco, che il 18 aprile 2019, in piazza San Pietro rivolse a Greta parole di incoraggiamento. Lui che, con la sua enciclica Laudato si’, ha dimostrato – più di tanti leader politici – concreto sostegno alla causa ambientalista.

Generazione Greta

L’impatto avuto da Greta Thunberg sulla sua generazione e, in generale, sulla società, è innegabile. Tanto che nel giro di poco ci si è ritrovati a parlare della Generazione Greta, in riferimento a tutti quei giovani particolarmente sensibili e attenti ai temi della sostenibilità (dal riciclo responsabile, all’importanza delle energie rinnovabili, dal rifiuto della plastica monouso alla mobilità a basse emissioni e al consumo delle risorse).

Li chiamano anche nativi ecologici, oltre che digitali, e sono quegli adolescenti “naturalmente” orientati verso comportamenti green e animati da un innato desiderio di essere protagonisti attivi della lotta ecologista. Sono i giovani che alle bottigliette di plastica hanno sostituito le borracce in alluminio, o che a Google preferiscono il motore di ricerca Ecosia, che permette di riforestare il pianeta semplicemente facendo ricerche su internet.

La forza di Greta è stata quella di essere da subito percepita come una paladina autentica, credibile e coerente. Il suo impegno per l’ambiente ha trovato credito grazie alle sue scelte di vita: su tutte quelle di viaggiare sempre cercando il mezzo con il minor impatto possibile e rifiutandosi di prendere l’aereo. Grande eco ha avuto, per esempio, la sua traversata dell’Atlantico su una barca vela a emissioni zero, con la quale ha raggiunto gli Stati Uniti, per partecipare al summit dell’Onu sul clima di New York lo scorso 23 settembre 2019. Il tutto raccontato come una ragazza del suo tempo: sui social network.

Ed è grazie al suo esempio che tanti giovani hanno deciso di portare avanti con più convinzione il proprio impegno ambientalista, fondando comitati e diventando a loro volta dei simboli nei loro Paesi: dall’africana Vanessa Nakate, all’attivista francese Thomas Lesage (fondatore di Children4Oceans).

 

Greta Thunberg “persona dell’anno”

Insomma l’attivismo di Greta Thunberg ha letteralmente stravolto l’agenda-setting mondiale, spostando le questioni ambientali dai trafiletti interni alle prime pagine dei giornali.

Basti dire che il Time ha scelto proprio lei come persona dell’anno 2019 e che il dizionario britannico Collins si è improvvisamente trovato a dover eleggere climate strike” (sciopero per il clima) come “parola del 2019”, e il dizionario inglese Oxford ad assegnare lo stesso titolo all’espressione “climate emergency” (emergenza climatica).

Anche oggi, mentre il mondo si ferma a causa della pandemia causata dal covid19, la protesta di Greta e dei Fridays for Future non si ferma e si trasforma in un digital strike. Un grande sciopero online al quale partecipare postando foto e slogan, usando l’hashtag #ClimateStrikeOnline, come incoraggiato dalla stessa Thunberg sui suoi social. A dimostrazione che la sua generazione Greta è davvero di quelle che non si arrendono.

 

Alice Zampa

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