4 Marzo 2018 4 min di lettura
Catania è il fanalino di coda per l'utilizzo del Tpl (5%) mentre Milano (38%) e Genova (30%) sono le città dove si viaggia più sui mezzi pubblici
4 Marzo 2018 4 min di lettura
Altro che rimanere imbottigliati del traffico, con il rischio di perdere tempo per arrivare a casa o al lavoro e con la certezza di inquinare: tutto questo non è un deterrente di fronte alla prospettiva di rinunciare all’auto. Ecco perché la situazione del Tpl (trasporto pubblico locale) non è molto incoraggiante nelle 14 città italiane fotografate dall’ultimo rapporto MobilitAria redatto dal Kyoto Club e dal Cnr-Iia (Istituto sull’inquinamento atmosferico).
Sotto la lente d’ingrandimento, il decennio 2006-2016 per scoprire che da Nord a Sud, in nessuna delle città analizzate, la quota di utenti supera la soglia il 50%. Catania è il fanalino di coda per l’utilizzo dei mezzi pubblici (il 5% della popolazione), mentre Milano (38%) e Genova (30%) sono le città dove si viaggia più sul Tpl. Un’Italia dunque a due velocità nella fotografia scattata da MobilitAria, che mostra come nel Mezzogiorno il trasporto pubblico ancora non spicchi il volo a tutto vantaggio dell’auto privata.
Con quattro linee metropolitane e la quinta in costruzione, l’amministrazione ha investito molto sulla mobilità sostenibile: il 35% dei milanesi usa l’auto ma una quota superiore al 38% ricorre al trasporto pubblico, uno dei più sostenibili in Italia. L’Atm, azienda milanese dei trasporti pubblici controllata dal Comune, ha annunciato poco prima di Natale l’addio al diesel e il passaggio integrale della flotta all’elettrico nel giro dei prossimi 12 anni, iniziando ad acquistare mezzi a zero emissione fra due anni.
Il 30% dei genovesi usa il trasporto pubblico che, tra il 2006 e il 2016, ha visto crescere la rete filoviaria verso il quartiere Sampierda-rena mentre nel 2012 è entrata in funzione la linea metro dalla stazione di Brignole a Brin per oltre 7 chilometri di rete. Sono in corso investimenti sul nodo ferroviario del capoluogo ligure, sia per decongestionare la città dal traffico su strada in uscita dal porto e sia per lo sviluppo del servizio ferroviario urbano.
Nella città della Fiat l’indice di motorizzazione è fra i più elevati tra le grandi città italiane con 639 auto ogni mille abitanti. Diversi gli investimenti che vanno nell’ottica di potenziare il Tpl che viene utilizzato dal 26% dei torinesi, compreso un sistema semaforico che dà ai mezzi pubblici la precedenza: nel decennio il numero di utenti del Tpl è cresciuto del 34%.
È la prima città del Sud per impiego del trasporto pubblico (26%) grazie anche alla rete metropolitana Linea 1 che ha raggiunto 18 chilometri di lunghezza. Ma si potrebbe fare di più per il trasporto su autobus, per via dei tagli della manovra 2011 e dei problemi di bilancio dell’azienda Anm che si sono aggravati nel 2016, portando alla riduzione di un terzo l’utenza.
In dieci anni è cresciuto il trasporto pubblico locale (+9%) utilizzato dal 26% dei veneziani grazie alla nuova infrastruttura tramviaria completata nel 2010 per un totale di 20 chilometri di rete. Utile anche il raddoppio ferroviario alta capacità Padova-Mestre.
Poco l’impulso dato allo sviluppo della mobilità sostenibile. Dal 2015 la crisi finanziaria di Atac ha messo in crisi l’offerta del Tpl e, conseguentemente, la domanda degli utenti: stimata una riduzione del 20% del servizio. Nella capitale solo il 24% dei cittadini sale sui mezzi pubblici.
Più utenti, ricavi, abbonamenti, investimenti sui veicoli e innovazioni tecnologiche: l’amministrazione bolognese ha dato una forte spinta al trasporto pubblico, facendo lievitare la domanda dell’utenza (+31%).
Negli spostamenti quotidiani solo il 16% dei fiorentini sale sui mezzi pubblici. L’avvento della nuova linea tramviaria per Scandicci ha fatto sicuramente bene alla mobilità sostenibile anche se si è ridotta l’offerta di autobus: nel complesso la domanda del Tpl è cresciuta del 9%.
Nonostante l’attenzione dell’amministrazione per la mobilità sostenibile e nonostante la crescita degli utenti (22%), il trasporto pubblico rimane un punto debole. A fronte di un misero 9% di cittadini che viaggiano sui mezzi, una buona fetta (18%) si muove a piedi.
Qui la mobilità vede una forte preponderanza dell’uso dell’auto (76%) con una debolezza strutturale del trasporto collettivo su autobus, complice la crisi dell’azienda Apam e il calo dell’utenza nel decennio del -9%.
Da diversi anni ormai la città è dotata di una rete tramviaria ma, a causa dei tagli, dei problemi di bilancio del Comune e dell’azienda dei trasporti, il servizio è andato in crisi insieme al sistema degli autobus. Ciononostante, la domanda dell’utenza è cresciuta del 2%.
La capitale italiana della cultura nel 2018 ci prova. Il Tpl ha risentito positivamente dell’avvio di quattro nuove linee tramviarie mentre sono in corso i lavori per il raddoppio del passante ferroviario che, partendo dal centro della città, sarà in grado di collegare tutto l’entroterra palermitano. Intanto, solo il 7% dei palermitani sceglie un mezzo pubblico.
Anche qui i dati della ripartizione modale sono sbilanciati verso il ricorso all’automobile. Tra le note positive, l’inaugurazione nel 2008 della linea tramviaria MetroCagliari. Interessante la sperimentazione nel 2016 di autobus 100% elettrici con il progetto Zeus.
Basta un dato per capire come mai Catania è la maglia nera per l’impiego del Tpl. Qui sono stati addirittura dimezzati i posti offerti su autobus nel decennio 2006-2016: il Tpl ha subito forti tagli per via della crisi finanziaria dell’azienda Amt Catania che ha messo in difficoltà il servizio con un calo dell’utenza del 17% tra il 2012 e il 2016.
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