Impianti fotovoltaici, cosa prevede l’ecobonus al 110%

Risparmio energetico, sicurezza antisismica e installazione di impianti fotovoltaici: ecco cosa prevede il Decreto rilancio predisposto dal Governo con un potenziamento di eco e sismabonus

Lo scorso 19 maggio è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il Decreto Legge n. 34: “Decreto rilancio”, approvato dal Consiglio dei Ministri per rilanciare – appunto – l’economia italiana duramente colpita a causa dell’emergenza del virus SARS-Cov-2.

Tra i 266 articoli di cui è composto il documento, due (il 119 e il 121) sono dedicati alle opportunità fiscali per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici, che il settore edilizio aspettava da tempo.

Ciò nonostante gli addetti ai lavori ne hanno già evidenziato alcune criticità, collaborando col Governo con proposte e integrazioni, in vista della conversione in  legge del decreto, prevista entro 60 giorni dalla pubblicazione. Proprio in questi giorni Ance (associazione nazionale costruttori edili) sta prendendo parte a diverse audizioni col Governo, per esporre le proposte del settore per migliorare tempistiche e misure previste dalle agevolazioni fiscali.

 

Ecobonus 2020, cosa prevede

In attesa che i tavoli tecnici in corso portino a eventuali modifiche, vediamo cosa prevede oggi il Decreto rilancio in tema di efficientamento energetico.

L’aspetto più importante è l’incremento al 110 per cento della detrazione per le spese sostenute tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021, per interventi volti ad incrementare l’efficienza energetica degli edifici (ecobonus), la riduzione del rischio sismico (sismabonus) e per interventi a essi connessi relativi all’installazione di impianti fotovoltaici e colonnine per la ricarica di veicoli elettrici.

Tra gli interventi incentivabili è compreso, per esempio, l’isolamento termico delle strutture opache verticali e orizzontali, a patto che  l’intervento incida almeno sul 25 % della superficie totale disperdente lorda.

 

Detrazione del 110%, come funziona

La detrazione del 110% prevista dall’ecobonus è fruibile in  5 rate annuali ed è prevista solo per interventi che  garantiscano all’edificio un salto di almeno due classi energetiche.

A questo proposito va ricordato che in Italia la classe energetica di un edificio è determinata dal suo fabbisogno di energia non rinnovabile. Dunque per “salire di livello”  (riducendo questo fabbisogno) si potrà intervenire, oltre che isolando l’involucro, installando impianti fotovoltaici che permettono di sfruttare l’energia solare e che possono alimentare generatori elettrici (come pompe di calore).

In questo caso il decreto stabilisce che l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico installato e non immediatamente consumata dovrà essere ceduta al Gse, senza corrispettivi economici, come previsto invece dal sistema di scambio sul posto.

Gli scenari aperti dall’ecobonus

L’opportunità offerta dall’ecobonus 2020 con una detrazione del 110% per gli interventi sopraelencati apre attualmente diversi scenari.

Il primo riguarda chi ha la possibilità di finanziare di tasca propria l’intervento, per poi recuperare le spese in 5 anni sottoforma di detrazione sull’Irpef. Questa mossa non solo gli permetterà di coprire tutto l’investimento iniziale, ma di superarlo, per l’appunto, del 10%. Uno scenario davvero vantaggioso dunque,  che non solo offre la possibilità di ridurre i consumi della propria abitazione (e quindi di risparmiare energia, emissioni e denaro), ma anche di avere un margine di guadagno.

Pur così allettante, questa ipotesi presenta delle criticità. Se il valore dei lavori da effettuare è elevato, la detrazione annua potrebbe infatti superare l’aliquota Irpef del contribuente e quindi non permettere di recuperare il credito (lo Stato non darà la differenza di quello che non servirà a pagare le nostre tasse).

Una problematica che apre la strada al secondo scenario: in luogo della detrazione, il decreto legge prevede la possibilità  di cedere il credito ad altri soggetti, che abbiano sufficiente capienza fiscale per recuperare tutto il credito, oppure ottenere uno sconto in fattura pari al 100% dal fornitore del servizio, al quale verrà ceduto il diritto al credito del 110%. A sua volta quest’ultimo (in caso di piccole imprese che non possono attendere i tempi previsti per le detrazioni e necessitano di liquidità) potrà cedere il credito a un altro intermediario finanziario.

Anche questo scenario ha però già destato qualche preoccupazione. Il rischio è, infatti, quello di penalizzare le piccole e medie imprese, favorendo i gruppi più grandi, in grado di finanziare le spese in attesa delle detrazioni.

Mentre si attende la conversione in legge del Decreto rilancio, con le eventuali modifiche che gli addetti ai lavori si augurano,  l’agenzia delle entrate ha pubblicato un vademecum per renderne più accessibile la consultazione.

 

Alice Zampa

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