IPBES: rapporto shock sulla biodiversità e proposte per cambiare rotta

Perché un milione di specie di animali e piante rischia l’estinzione

ipbes cover tartaruga

L’allarme è stato lanciato dalla Piattaforma intergovernativa di politiche e scienza relative alla biodiversità e agli ecosistemi (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services o Ipbes).  Un milione di specie animali (di cui il 75% sono insetti) e vegetali che vivono sul nostro Pianeta, una su otto, sarebbe a rischio estinzione a causa dell’uomo:  è quanto emerge dal Rapporto dell’organismo delle Nazioni Unite redatto da 145 scienziati di 50 Paesi. Si tratterebbe della più grande estinzione di massa mai successa. La perdita di biodiversità potrebbe tradursi in una riduzione del 40% della varietà di anfibi, nella scomparsa di circa il 33% dei coralli, e nell’equivalente scomparsa di mammiferi marini.

onu palazzo vetro

La sede dell’Onu a New York ph. cild.eu

Le cause? Secondo i ricercatori, sarebbero da attribuire alla riduzione degli habitat, allo sfruttamento delle risorse naturali e al cambiamento climatico. La considerazione cui approda il rapporto è che dalla rivoluzione industriale in poi l’uomo ha modificato il 75% delle terre emerse e il 66% degli ecosistemi marini. La ricerca parla di livelli di consumo “insostenibili” di risorse naturali, soprattutto per quanto riguarda la terra e il taglio degli alberi. Un capitolo a parte merita l’inquinamento marino da plastiche: nei mari, oceani, fiumi e laghi si riversano ogni anno circa 300-400 milioni di tonnellate di rifiuti mentre l’inquinamento degli ecosistemi ha prodotto oltre 400 “zone morte” negli oceani. Ovvero, zone dove la concentrazione di un elemento fondamentale per la vita come l’ossigeno è scesa a zero o quasi a causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento.

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Le “zone morte” negli oceani sono in aumento ph. medium.com

Il report dell’IPBES non è contiene solo un elenco di dati e numeri allarmanti. Quello che risuona è un appello ai decision makers (non solo politici), un invito a intervenire prima possibile ripensando le decisioni di politica ambientale, economica e sociale. Non è troppo tardi, infatti, per fare la differenza, intervenendo su ogni livello, dal locale al globale.  Se è vero che i Governi dovrebbero attuare decise correzioni di rotta per evitare di mettere a rischio la sicurezza climatica e alimentare fra venti anni, indicazioni ben precise arrivano dalla scienza: occorre innanzitutto rendere più sostenibile l’agricoltura in modo da assicurare non solo la produzione di cibo, ma anche il sostentamento delle specie. E poi rivedere le catene alimentari, ridurre i rifiuti alimentari, più aree marine protette e ridurre l’inquinamento marino.

 

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