2 Gennaio 2019 4 min di lettura
Il più grande progetto idroelettrico d'Africa
2 Gennaio 2019 4 min di lettura
Per contrastare la carenza di risorse energetiche il governo etiope ha deciso di compiere un deciso investimento nell’energia idroelettrica: nasce così la GERD.
La Great Ethiopian Reinassance Dam (la diga della Rinascita Etiope) è situata a pochi chilometri dal confine col Sudan e sorge sul Nilo Blu, tra i maggiori affluenti del Nilo). La realizzazione di quest’opera ha numerose implicazioni ambientali e politiche coinvolgendo più attori (popolazione locale, Sudan ed Egitto).
Il Nilo è da sempre la principale fonte di acqua per Egitto e Sudan di cui soddisfa il 90% della domanda interna. Nel 1929 e 1959 i due Stati firmano degli accordi, patrocinati dal Regno Unito, che regolano la gestione delle acque del fiume. Il grande assente a questo tavolo è l’Etiopia, dove ha origine il Nilo Blu che rifornisce il Nilo del 62% della massa d’acqua. Numerose sono le leggende che attribuiscono ai Re etiopi il potere di deviare il flusso del Nilo Blu provocando carestie in Egitto. Nell’ Aprile del 2011, con l’avvio dei lavori della GERD queste leggende si sono tramutate in realtà (già nel 1958 l’ultimo imperatore etiope, Haile Selassie I, prospettava la costruzione di una diga sul Nilo Blu).
Contestualmente all’ inizio dei lavori si apre un acceso dibattito fra i tre Stati maggiormente interessati dalla realizzazione dell’opera: Etiopia, Egitto, Sudan. Se da un lato il Sudan si mostra favorevole alla costruzione della diga, dall’altra l’Egitto evidenzia l’antico timore di dipendere dall’Etiopia per l’approvvigionamento di acqua. Dopo anni di trattative e forti tensioni, i due premier Al – Sisi (Egitto) ed Abi Ahmed (Etiopia), lo scorso 10 giugno firmano un accordo per una più stretta e proficua collaborazione.
La diga sorge nell’Ovest dell’Etiopia (distretto del Woreda) a 15km dal confine sudanese ed i lavori sono oggi completati al 63%. Il costo complessivo dell’opera si aggira attorno a 4,8 miliardi di dollari ed è finanziata in parte da banche cinesi (1,8 miliardi) e dal governo etiope (3 miliardi, il più costoso investimento della storia dell’Etiopia) che sarà l’unico proprietario della diga. La realizzazione del progetto è stata affidata alla ditta italiana Salini Impregilo Costruttori. Al termine dell’opera la GERD sarà la più grande diga del continente africano e la settima diga al mondo.
Realizzata prevalentemente in calcestruzzo, la diga sarà alta 155m e larga 1780m. Il bacino avrà una capacità di 74km3 (tre volte quella del lago Tana), coprendo una superficie di 1874km2. La diga avrà 3 canali per l’evacuazione dell’acqua, più 2 canali aggiuntivi per aumentare il flusso di acqua in caso di emergenza. Sotto il livello del terreno saranno posti 2 generatori, con 16 turbine installate verticalmente. A pieno regime la diga produrrà circa 16153 Gwh per anno.
Considerando l’evaporazione del 3% dell’acqua affluente, occorreranno dai 5 ai 15 anni per riempire la diga.
Le motivazioni che hanno spinto il governo etiope a realizzare un’opera di questa portata sono da ricercare nei problemi strutturali che hanno afflitto l’Etiopia negli ultimi 20 anni. La popolazione ad oggi ammonta a 102,4 milioni, con un tasso di crescita del 2,5% che non corrisponde però ad un aumento dell’offerta di energia, cibo ed acqua potabile. Basti pensare che nel 2015 il 77% della popolazione non ha avuto accesso all’energia elettrica. Considerando che l’Etiopia sfruttava solamente il 7,6% del potenziale idroelettrico, il governo etiope ha disposto la realizzazione della GERD con l’obiettivo di produrre energia elettrica, creare una vasta zona di pesca, incentivare il turismo e in ultimo permettere una migliore gestione delle riserve d’acqua.
Il maggior punto di forza della Diga della Rinascita è la sua sostenibilità economica: l’Etiopia potrà soddisfare il proprio fabbisogno energetico producendo energia pulita, che sarà rivenduta anche a Egitto, Sudan, Uganda e Djibouti; la GERD ha offerto e offrirà lavoro a oltre 10000 persone e potrà fornire circa 7000 tonnellate di pescato l’anno.
Maggiori dubbi emergono circa la sostenibilità ambientale e sociale della diga. Se, da un lato, permetterà la produzione di energia elettrica senza emissioni, dall’altro l’opera andrà a modificare in maniera irreversibile la biodiversità dell’area. La flora e la fauna della regione, come le conosciamo oggi, potrebbero scomparire ed un ecosistema terrestre lascerà spazio a un ecosistema acquatico. La popolazione locale sarà privata della foresta fonte di cibo, piante medicinali, materiali di costruzione e punto fermo nel sistema di valori culturali. Inoltre, l’attuazione del progetto ha portato a spostare oltre 20000 persone.
La “diga della grande rinascita etiope” è ormai una realtà i cui lavori saranno portati a termine nei prossimi anni, ma che tutt’ oggi divide gli esperti e l’opinione pubblica (nazionale ed internazionale) riguardo alla sua sostenibilità. I vantaggi economici ed energetici sono evidenti, mentre dal punto di vista ambientale e sociale l’opera sembra evidenziare scarsa pianificazione e scarsa sinergia (popolazione, governo locale e governo centrale), determinando scelte poco chiare ed una limitata partecipazione dell’opinione pubblica.
Emanuele Oddi
®Eco_Design WebMagazine
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