La plastica monouso, il nemico del nostro tempo

I dati del WWF

Qualche settimana fa è apparso su tutti i media italiani il risultato di una ricerca commissionata dal WWF: ogni settimana ingeriamo circa 5 gr di plastica, ovvero l’equivalente in peso di una carta di credito. La notizia è solo l’ultima in ordine di tempo che sottolinea un’urgenza: eliminare la plastica mono-uso dalla nostra vita.
La Francia è il primo paese europeo ad averlo fatto, l’Italia ha bandito i cotton fioc e la UE ha preparato una direttiva, che vieta la vendita di prodotti di plastica mono-uso a partire dal 2021.

La plastica è un polimero duttile e flessibile che ha rivoluzionato le nostre vite e ha accelerato lo sviluppo economico dagli anni ’60 in poi. Per la sua duttilità è utilizzata per realizzare gran parte degli   oggetti che ci circondano. Un’altra caratteristica fondamentale è la sua resistenza al tempo: la plastica impiega dai 100 ai 1000 anni per decomporsi, e non lo fa mai completamente.
Dunque, l’utilizzo di un materiale così resistente per oggetti “usa e getta” ha creato il problema dello smaltimento di tutta la plastica prodotta fino ad ora.
Per questo problema esistono due strade: nel presente cercare il modo più economico ed efficiente per decomporre tutta la plastica in circolazione, e nel futuro trovare soluzione bio-degradabili alla plastica.

Gli involucri commestibili

Solo in Italia si stima che ogni anno vengano consumate circa 8 mld di bottiglie di plastica. Per ovviare a questo problema un gruppo di ricercatori dell’Imperial College London insieme a uno del Royal College of Art ha ideato Ooho: un involucro gelatinoso per liquidi che si degrada in 3-4 settimane, commestibile e poco costoso da produrre, ogni pezzo costa solo 2 cent.
Il segreto è la doppia membrana gelatinosa, derivante da arginato di sodio, ottenuto dalle alghe marine, e cloruro di calcio
L’altro utilizzo “pericoloso” della plastica è quello legato alla fabbricazione di  posate mono-uso.

Secondo un dossier di Legambiente sulle spiagge italiane  ogni 100 mt si trovano 34 stoviglie di plastica.
Grazie all’intuizione di un chimico indiano, Narayana Peesapaty, tra qualche anno potremmo risolvere il problema. Infatti, il chimico ha ideato una bio-posata commestibile realizzata a partire da miglio, riso e sorgo. Per produrre il bio-cucchiaio serve poca acqua (meno del 2% del suo peso), il che permette alla posata di mantenersi in perfette condizioni per due anni. Inoltre, il cucchiaio è interamente commestibile e lasciato nell’ambiente si degrada completamente in 4-5 giorni.


Plastica dalle proteine

 

Durante gli ultimi anni, ci sono stati molti progressi nella ricerca per sviluppare nuovi materiali simili alla plastica, partendo da composti organici. In modo particolare la ricerca si è concentrata sulle proteine.
Nel caso dello Shrink è stata usato il chitosano, che deriva dalla chitina, proteina presente in abbondanza nell’esoscheletro degli insetti. Il materiale è stato creato nel 2015 dagli americani del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering dell’Università di Harvard. La novità dello Shrilk sta nel fatto che vengono utilizzati componenti naturali nelle loro originali strutture molecolari.

Invece le proteine dei legumi sono le protagoniste del progetto finanziato con fondi UE “Leguval”. Il progetto risponde ad un triplice obiettivo: utilizzare gli scarti derivanti dalla lavorazione dei legumi, trovare una valida alternativa alla plastica e creare biogas.

Il Dipartimento di Agricoltura degli Usa, partendo dalla caseina, cioè la proteina del latte, ha messo a punto una pellicola da imballaggi, che in futuro potrà essere commestibile e potrà essere utilizzata per imballaggi di mono porzioni. La pellicola differisce dalle altre commestibili perché essendo meno porosa, non consente la penetrazione di ossigeno e dunque la degradazione del contenuto.

Queste presentate sono solo alcune delle alternative naturali e biodegradabili pronte a sostituire la plastica. Come dimostrano le direttive Ue, anche politicamente, i tempi sono maturi per eliminare, finalmente, la plastica mono-uso dalle nostre vite.

 

 

Pasquale Pagano

®Eco_Design WebMagazine

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