L’acqua intorno a noi

In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua pubblichiamo il contributo di Antonio Di Natale, Segretario Generale Fondazione Acquario di Genova e biologo marino.

L’acqua, insieme all’aria, è uno dei beni più preziosi che noi umani abbiamo su questa Terra. L’acqua copre almeno il 73% della superficie terrestre, e circa il 71% è relativo alle acque marine. Il volume di queste acque è di molto superiore al volume delle terre emerse e solo questo dato dovrebbe farci comprendere l’importanza di aver cura di questo elemento essenziale della nostra vita e di quella del pianeta in cui viviamo.

 

Purtroppo, l’uomo non è un buon gestore di questa importantissima risorsa. Con l’uso di agenti chimici in agricoltura e con gli scarichi liquidi inquiniamo progressivamente le falde acquifere che ci danno l’acqua da bere. I fiumi raccolgono scarichi incontrollati ed inquinanti, ma anche rifiuti di vario genere, tra cui le plastiche. I pesci che vivono nei fiumi e nei laghi sono anch’essi vittime di questa incuria da parte dell’uomo.

 

I mari non solo ricevono tutto quello che viene trasportato dai fiumi, ma anche scarichi lungo le coste o subacquei. Inoltre, le zone profonde vengono spesso utilizzate per effettuare scarichi illegali di sostanze pericolose e rifiuti tossici, mentre scarichi oleosi e di prodotti petroliferi provocano spesso grandi macchie galleggianti che interrompono gli essenziali scambi gassosi tra l’acqua e l’aria.

Le sostanze più pericolose che immettiamo nell’ambiente marino sono spesso quelle che non si vedono, come alcuni componenti chimici di origine industriale. Hanno molecole così complesse che la Natura non è stata sinora in grado di decomporre. E’ il motivo per il quale, nei ghiacci antartici, si trovano ancora tracce di DDT, l’insetticida usato sin dalla fine del 1800, una delle sostanze pericolose, ora vietata. Questo genere di sostanze ha la proprietà di accumularsi nei corpi degli esseri viventi che se ne nutrono, provocando poi problemi vari di salute.

 

Le plastiche immesse negli oceani, da quando esse sono diventate parte della “civiltà” degli umani, cioè da poco più di un secolo, hanno raggiunto volumi incredibili. Solo i rifiuti plastici galleggianti, ormai, raggiungono una superficie stimata in circa 16.000.000 di chilometri quadrati, cioè di poco inferiore al più grande Stato della Terra, la Russia. Proprio per rappresentare in ambito internazionale il problema e tentare di trovare soluzioni, nel 2013 l’UNESCO ha riconosciuto ufficialmente il Garbage Patch State. Questi enormi ammassi di detriti plastici vengono continuamente sparsi ed aggregati dalle correnti marine, formando talvolta quasi delle isole galleggianti. Quando la plastica “invecchia” a causa dell’azione dei raggi ultravioletti, si spezza e frammenta, creando piccolissimi residui, le micro-plastiche, che possono essere mangiate da pesci ed altri animali marini. Quando la plastica, invece, viene incrostata da vari vegetali ed animali marini, poi precipita sul fondo del mare, inquinando anche i fondali oceanici. Quando, invece, si tratta di sacchetti di plastica, questi vengono spesso scambiati per meduse o cibo e finiscono negli stomaci dei cetacei, delle tartarughe marine o dei pesci, spesso provocandone la morte. Per questo e per tanti altri motivi dobbiamo assolutamente ridurre l’uso e soprattutto gli scarti di plastica.

 

Quando l’acqua degli oceani evapora, porta verso il cielo anche le sostanze inquinanti che contiene, così che poi le piogge ci restituiscono anche quelle, in un ciclo infinito. Per questo è nostro interesse non inquinare e non sporcare le acque del nostro piccolo pianeta.

Ma le acque sono anche fonte assoluta di vita. Gran parte dei nostri corpi è formata da acqua, così come i corpi di tutti gli altri esseri viventi: addirittura, le meduse sono fatte al 98% da acqua.

Poi, l’acqua ospita una enorme varietà di forme di vita, da quelle più microscopiche alle gigantesche balene. Noi umani siamo esseri terrestri, la grandissima parte degli animali è invece acquatica. I fondali costieri ed oceanici sono addirittura più ricchi di forme viventi della grande foresta amazzonica: pensate alla varietà di esseri che popolano le barriere coralline delle zone tropicali degli oceani.  Si pensa poco all’enorme numero di specie che abitano gli oceani e che noi umani abbiamo solo parzialmente scoperto: ogni anno si scoprono nuove specie, alcune con forme fantastiche, chissà che meraviglie scopriremo nei prossimi anni!

 

L’importanza dell’acqua per la nostra vita, per la vita della Terra e dei tanti esseri che la abitano insieme a noi è chiara: dobbiamo solo fare in modo di averne molta cura.

 

 

Antonio Di Natale

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