L’intellettuale versione 2019 legge e scrive (e pensa) green

Si dice che Talete fosse così assorto nella lettura dei fenomeni celesti che cadde in un pozzo. Il mito, narrato da Platone, ha il valore esemplare per cui il filosofo, imperversando nell’ astratto, rischia spesso e volentieri di perdere di vista gli aspetti pratici della vita.  Ma siamo sicuri che sia ancora così?

Non per screditare il fascino plurisecolare della tradizione platonica, ma forse dal lontano V secolo a.C. ad oggi, qualche piccolo progresso è stato raggiunto: oggi, infatti, l’intellettuale diventa green. Le sue attività si accostano ormai alla sostenibilità ambientale, ma solo a patto che continui a diffonderle nel modo “classico”. Vediamo di che si tratta.

 

Punto primo: leggere. Studi recenti mostrano l’ambiguità dell’uso dei moderni e-book, elogiati per il risparmio di carta, rispetto al buon vecchio libro: se è vero che, oltre a limitare l’abbattimento di alberi, l’uso di inchiostri ed il mantenimento dei macchinari di stampa, si va ad alleggerire i costi dei trasporti (dalla casa editrice al negozio e poi alle case) , vi è tuttavia un problema ineludibile dietro l’angolo. Non è certo una sorpresa che l’e-book consumi energia, soprattutto con la fruizione serale e notturna dell’utente. Tuttavia, argomentano i suoi sostenitori, è possibile consumare energia preservando l’ambiente scegliendo fornitori che utilizzano fonti rinnovabili. Posto che gli strumenti più evoluti sono generalmente appannaggio dei giovani, non è improbabile che questi dispongano dell’immancabile chiavetta energetica – ovvero, di un caricabatterie in formato USB.

D’ altronde, è pur vero che anche le altre fasce d’età si stanno gradualmente convertendo al led, per ragioni di tollerabilità alla vista e comodità di lettura. Anche se sul fatto che le generazioni meno giovani abbiano familiarità con cavi e batterie, o siano a tal punto illuminati sulle energie rinnovabili, possono esserci delle perplessità, REN21 (Renewable Energy policy Network for the 21th century), ad esempio, quest’anno colloca l’Italia nella top five mondiale per l’uso dei pannelli (www.rinnovabili.it/energia/fotovoltaico/energie-rinnovabili-2018-italia/).

 

Passi, allora, anche il dubbio sul consumo energetico… Come la mettiamo invece con le emissioni di gas serra? David Reay, docente di Carbon Management and Education all’ Università di Edimburgo, sostiene che la produzione di un libro causa in media un’emissione pari a 3 kg di CO2, e nella sola Inghilterra l’adesione al digitale negli ultimi due anni ne ha risparmiato un rilascio di 168 kg. Dall’altro lato, il New York Times ha valutato l’impatto ambientale provocato da un solo e-reader da un altro punto di vista: l’estrazione di minerali (18 kg), l’ingente uso d’acqua (79 l) e l’impiego non irrisorio di combustibili fossili (100 kWh) necessari alla realizzazione del moderno dispositivo vanno a pesare pressappoco come 36 kg di CO2, senza considerare le problematiche legate all’ intossicazione da ossidi di azoto e di zolfo per gli operai delle fabbriche produttrici. In sintesi, lo stagionato topo di biblioteca risparmia 12 volte in più in fatto di emissioni, e risulta verosimilmente innocuo.

 

Punto secondo: scrivere. I moderni orizzonti della cartoleria di qualità made in Italy propongono la matita eterna: la cancellabile Perpetua e la semi-permanente Napkin Forever. La prima, ideata dalla ditta vicentina Alisea Recycled and Reused Object Design, condensa in 19,5 cm 80 g di grafite altrimenti destinata allo smaltimento, è completamente atossica, scrive anche senza punta e possiede la caratteristica gomma colorata incorporata; la seconda, dal design più importante, assembla una punta conica di Ethergraf (lega metallica senza piombo) ad uno stilo troncoconico in alluminio di 20 cm. In entrambi i casi non è necessario temperare, operazione che altrimenti porta comunque un minimo consumo di materiali e di tempo.

Insomma, le attività dell’intellettuale ad oggi si volgono al green, sia per i prodigiosi avanzamenti tecnici della produzione italiana, sia, al contrario, per la tenace, ancorché osteggiata, persistenza del libro cartaceo: se nell’ arco 2011-2016 il mercato digitale ha visto un raddoppio di spesa (da 163, 3 a 323 Ml di euro), seppur con un calo (di 522 Ml nello stesso periodo) la vendita di libri resta all’ incirca il quadruplo dell’altra (https://www.key4biz.it/editoria-digitale-ebook-vs-libro-la-situazione-in-italia-e-nel-mondo/226703/). Evviva, dunque, la vecchia editoria: i bibliofili possono avere, oltre alla conferma di restare insuperati dai cugini e-readers, anche la soddisfazione di vincere questa competizione in fatto di sostenibilità.

 

Forse, allora, non è così vero quello stereotipo classico per cui il filosofo ovunque guardi fuorché all’ ambiente sotto i suoi piedi.

 

Serena Bishara

®Eco_Design WebMagazine

 

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