Perché il futuro delle rinnovabili passa da Bruxelles

Cosa cambierà dopo il via libera dell’Europarlamento e del Consiglio alle nuove direttive su rinnovabili ed efficientamento energetico. La palla passa agli Stati membri

Prima ha detto sì l’Europarlamento il 13 novembre scorso, quasi un mese dopo è stato il turno del Consiglio europeo. Vanno a posto così tutti i tasselli del “Pacchetto energia pulita per tutti gli europei” con il via libera a tutti e tre i provvedimenti presentati dalla Commissione Ue nel 2016: l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e la governance dell’Unione dell’energia.
I provvedimenti entreranno in vigore a cavallo del 2019, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale Ue. Nell’ottica di bollette meno care e una qualità dell’aria migliore, l’obiettivo è arrivare una nuova politica degli Stati membri che renda possibile finalmente un’indipendenza energetica di tutti gli europei riducendo la dipendenza dall’industria mondiale del gas e del petrolio.

 

Le fonti rinnovabili

Obiettivo 32% entro il 2030: è la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili fissata dalla nuova direttiva europea.  Ma anche in questo caso il traguardo prefissato diventa passibile di modifiche al rialzo e sarà rivisto entro il 2023. Il passaggio chiave nel dossier sulle fonti rinnovabili è racchiuso nel concetto che i singoli cittadini possono autoconsumare, immagazzinare e vendere la produzione in eccesso di energia da rinnovabili. Zero spese e tasse fino al 2026 sull’energia autoconsumata: gli Stati possono imporre degli oneri aggiuntivi ma solo a precise condizioni. In caso di sussidi per le fonti fossili inquinanti, come ha ricordato l’eurodeputato italiano Dario Tamburrano,  gli Stati membri sono obbligati a dichiararli. Capitolo biocarburanti: dal 2030 l’olio di palma non sarà più considerato una fonte di energia rinnovabile. Al bando i biocarburanti di prima generazione, deleteri per foreste e terreni: il loro contributo sarà gradualmente eliminato a partire dal 2019, fino ad azzerarsi nel 2030.

L’efficienza energetica

La nuova direttiva stabilisce che l’efficienza energetica nei paesi dell’Ue dovrebbe essere migliorata di almeno il 32,5% entro il 2030 ma l’asticella potrebbe salire ancora e, in quel caso, l’obiettivo andrebbe ridefinito entro il 2030. Gli Stati membri vengono poi obbligati a ottenere nuovi risparmi energetici annuali dello 0,8% nel periodo 2021-2030 e a mettere a punto misure di politica pubblica nell’ottica di favorire, appunto, il risparmio energetico. Il provvedimento di Bruxelles strizza l’occhio all’impiego delle rinnovabili nei trasporti: almeno il 14% dei carburanti per i trasporti deve arrivare da fonti rinnovabili entro il 2030.

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I biocarburanti verranno messi al bando dalla nuova direttiva europea

Il regolamento sulla governance

Definiti anche tempi e modi con cui i 28 Stati membri lavoreranno per realizzare gli obiettivi dell’Unione dell’energia: ciascun Paese, in particolare, è chiamato a presentare un “piano nazionale integrato per l’energia e il clima” a cadenza decennale entro il 31 dicembre 2019. Per quanto riguarda l’obiettivo delle rinnovabili al 32% nel 2030, il regolamento prevede un orizzonte temporale che spazia dal 18% nel 2022 al 65% nel 2027, passando per il 43% nel 2025.

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L’eurodeputato Dario Tamburrano

Gli scenari futuri

La palla passa agli Stati membri che non dovranno solo prendere atto della nuova normativa europea ma tradurla in provvedimenti concreti. L’Italia, ad esempio, dovrà eliminare ogni forma di sostegno diretto e indiretto per i combustibili fossili nonché ogni ostacolo per la diffusione delle rinnovabili. Uno di questi, ad esempio, è la disciplina dello “scambio sul posto” in vigore dal 2009 (leggi anche Blockchain, prosumer e community: come sta cambiando il mercato energetico) che consente di immettere in rete l’anergia elettrica prodotta da un impianto privato ma non immediatamente autoconsumata per poi prelevarla in un momento successivo in modo da soddisfare i consumi elettrici. L’utilizzo dell’energia, in altre parole, è possibile solo se il luogo di produzione coincide con quello dell’autoconsumo.

 

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