Plastiche e microplastiche: un problema planetario

Cosa sono, come si formano e quali sono gli effetti sul'uomo e sull'ambiente

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Articolo della dott.ssa Stefania Russo, Presidente del Comitato Scientifico di ANTER.

Il 22 Aprile si celebra la Giornata Mondiale della Terra nata per sensibilizzare le persone  sui temi della sostenibilità ambientale.  Quest’anno avrà come tema: “Pianeta vs. Plastica”.

Terzo millennio. Il mondo è in continua evoluzione, la società corre per stare al passo con i cambiamenti che la attraversano. Nel pieno di questi cambiamenti, si fa sempre più strada la consapevolezza di vivere in un pianeta colmo di plastica.

Ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani. Per dare un’idea pratica della reale proporzione è come se ogni 30 secondi un camion della nettezza urbana pieno di spazzatura riversasse il suo contenuto nel mare. Il 40 % galleggia, il 26 % si arena lungo le coste e più del 34% si deposita nei fondali. La plastica è per sempre, non è biodegradabile, si decompone dopo una quantità di anni lunghissima: circa 600 anni per le reti da pesca; 450 anni per i pannolini usa e getta e per le bottiglie di plastica, 20 anni per buste o involucri in plastica e più di 5 anni per le cicche di sigaretta.

Mentre in tutto il mondo proliferano i rifiuti plastici, risulta mandatorio porsi una domanda: quali danni questi rifiuti provocano alla salute umana?

Per rispondere al quesito è necessario dapprima comprendere  il concetto di “microplastiche”.

Nel 2004 Richard Thompson ha coniato il termine “ microplastiche “ per descrivere le particelle di plastica più piccole di 5 millimetri di diametro. Negli anni a venire gli scienziati hanno trovato microplastiche ovunque  negli abissi oceanici, nella neve artica, nel ghiaccio antartico, nei crostacei, nei pesci, nel sale da cucina, nell’acqua potabile, nella birra, nell’aria, nella pioggia, sulle montagne e in città, sostenendo che le particelle si muovono tra il mare e la terra e secondo quanto riferito da Albert Koelmans, scienziato ambientale dell’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, adulti e bambini possono ingerire o inalare fino a oltre 100.000 granelli di microplastica al giorno.                     In particolare preoccupano i ricercatori le particelle più piccole, chiamate” nanoplastiche”  per le dimensioni inferiori a 1 micrometro, che potrebbero essere in grado di entrare all’interno della cellula e creare potenziali danni.

Le microplastiche si distinguono in primarie o secondarie.                                                                       Le primarie sono prodotte intenzionalmente per scopi industriali. Le secondarie provengono invece dalla progressiva degradazione dei rifiuti di plastica dispersi nell’ambiente a causa di processi foto- e termo-ossidativi e di abrasione meccanica.

Quali sono le principali vie d’ingresso delle microplastiche nell’essere umano ?

Il trasferimento ambiente-uomo delle microplastiche può avvenire per inalazione, per ingestione e in misura minore per contatto cutaneo. Mediamente assumiamo con gli alimenti almeno 50.000 particelle di microplastica all’anno e ne respiriamo altrettante. Il problema principale nasce dal fatto che all’interno del nostro organismo esse vengono considerate agenti estranei e in quanto tali possono innescare reazioni immunomediate. Le microplastiche ingerite o inalate, inoltre,  possono rappresentare un vettore per altre sostanze come quelle definite più propriamente interferenti endocrini, in quanto capaci di alterare le funzioni del sistema endocrino con conseguente danno alla salute dell’organismo.

 

Tracce di micro – e nano-plastiche sono state ritrovate in diversi organi e tessuti umani, dalla placenta al fegato fino ai polmoni, così come nel latte materno, nel sangue e nelle urine. Uno studio recente italiano condotto presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”               [ Marfella R, et al. Microplastics and Nanoplastics in Atheromas and Cardiovascular Events. NEJM, 2024 Mar 7 ] ha mostrato per la prima volta la presenza di plastica nelle placche ateromatose  di pazienti sottoposti a endoarterectomia carotidea per malattia carotidea asintomatica. I campioni di placca carotidea asportati sono stati analizzati per la presenza di micro- e nano-plastiche (MNPs). I pazienti in cui sono state rilevate MNPs all’interno dell’ateroma hanno mostrato un rischio maggiore – addirittura raddoppiato – di eventi cardiovascolari a 34 mesi di follow-up rispetto a quelli in cui non sono state rilevate MNPs.

 

Quali fasce di età sono a maggiore rischio di esposizione ?

I neonati e i bambini sono maggiormente a rischio di essere esposti a microplastiche : portano tutto alla bocca e gattonano. I giocattoli sono una delle fonti più importanti di esposizione, ma anche le tazze e  le ciotole di plastica così come per i neonati i biberon in plastica. Anche i detergenti, le creme per la cura del corpo e il vestiario possono rappresentare un rischio. Buona parte dei tessuti che indossano i bambini sono di materiale sintetico che viene preferito in quanto si asciuga rapidamente, è resistente all’acqua e non ha bisogno di essere stirato. Ma i tessuti sintetici possono rilasciare microplastiche e microfibre.

È chiaro quindi come il problema della plastica sia concreto e necessiti di una soluzione tempestiva. Gli sforzi dovranno partire principalmente dalla politica, che dovrà impegnarsi a regolamentare il riciclo ma soprattutto la produzione della plastica, che deve assolutamente essere diminuita.

Ma ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte, partendo dalle piccole azioni quotidiane nel ridurne il consumo ma soprattutto il rischio di esposizione personale.

 

Cosa possiamo fare concretamente ?

Tra le buone pratiche per diminuire l’utilizzo di plastica :evitare l’uso di bottiglie, bicchieri, piatti, posate, cannucce ecc., evitare le confezioni monodose, utilizzare i detersivi sfusi, comprare borse della spesa riutilizzabili, usare bottiglie e contenitori in vetro o acciaio.

 

Tra le buone pratiche per diminuire l’esposizione alla plastica soprattutto nei bambini: conservare gli alimenti  nei contenitori di plastica  con il logo adatto all’uso alimentare; fare comunque attenzione al contatto della plastica con cibi molto caldi e all’esposizione al sole delle bottiglie in plastica; non utilizzare il forno a microonde per riscaldare il cibo in contenitori di plastica, compresi i biberon (può aumentare la esposizione alle microplastiche); evitare detergenti, creme, cosmetici, che contengano polietilene (PE), polipropilene (PP) e polivinilcloruro (PVC ); non utilizzare pentole antiaderenti lesionate, così come biberon, succhiotti, giochi in plastica usurati; non far giocare i bambini su tappeti o pavimenti di plastica; preferire indumenti in fibra naturale e pannolini lavabili

Ma tutta la plastica può essere recuperata e riciclata ?

E’ importante smaltire correttamente la plastica attraverso il recupero e il riciclo: I simboli e le sigle sulle plastiche sono importanti per capire come smaltirle correttamente

PET (polietilene tereftalato)

PE-HD (polietilene ad alta densità)

PVC (cloruro di polivinile)

PE-LD (polietilene a bassa densità)

PP (polipropilene)

PS (polistirene, meglio noto come polistirolo)

O (altre plastiche)

Sono riciclabili i contenitori con le sigle PE, PET, PVC;  non sono comunque riciclabili i contenitori che presentano residui di materiali organici (es. cibo) o di altre sostanze, questi prima di essere smaltiti vanno lavati.

Campagna nazionale per la prevenzione dei rischi per la salute da esposizione alla plastica

Nel settembre scorso è partita con una campagna informativa dell’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia e la Rete Italiana Medici Sentinella, in collaborazione con la Federazione Medici di Medicina Generale (FIMMG ), la Federazione Medici Pediatri (FIMP ) , l’Associazione Medici Endocrinologi (AME ) , l’Associazione Culturale Pediatri (ACP) la Società Italiana di  Pediatria (SIP) ed altre importanti associazioni, che vuole fornire sensibilizzazione su come ridurre l’esposizione alla plastica e limitare i rifiuti in plastica a beneficio e degli esseri umani e dell’ambiente. Le associazioni promotrici mettono a disposizione poster e materiali divulgativi che possono essere esposti e distribuiti in ogni luogo ( studi medici, farmacie, scuole, uffici, palestre, fabbriche, stabilimenti balneari, negozi, ecc..).

Tutti i materiali sono scaricabili liberamente su https://www.isde.it/progetto-plastica/

Post FB: https://www.facebook.com/isdeitalia/

Agisci per l’ambiente di oggi e di domani, con la tessera anter.

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