Quando la sostenibilità è anche un buon affare: intervista a Emanuela Scimia di thinkstep

Il direttore di thinkstep Italia racconta principi e obiettivi dell’azienda attiva in 20 Paesi che aiuta le organizzazioni a seguire la strada della sostenibilità. Che non è soltanto una questione di bontà

Germogli verdi crescono da delle monete

C’è un’azienda che aiuta le altre imprese e le organizzazioni a perseguire i propri obiettivi in maniera sostenibile. Si chiama thinkstep ed è nata nel 1991 come spin-off dell’Università di Stoccarda, in Germania. Da allora è cresciuta ed ha uffici in 20 Paesi del mondo, dove aiuta oltre 8mila soggetti a seguire la strada della sostenibilità, attraverso i suoi software, le banche dati e i servizi dedicati. Abbiamo incontrato il direttore di thinkstep Italia, Emanuela Scimia, che ha spiegato quali sono gli obiettivi di thinkstep e perché quella della sostenibilità è una variabile che oggi non può più essere trascurata da nessuna organizzazione.

 

Il direttore di thikstep Italia Emanuela Scimia. Ph. thinkstep

Il direttore di thikstep Italia Emanuela Scimia. Ph. thinkstep

 

Dottoressa Scimia, come è nata thinkstep e quali sono i suoi obiettivi?

Thinkstep è nata in ambito accademico con l’intento di trasferire nel mondo dell’impresa un’attività che prima era appannaggio della ricerca. Il suo obiettivo è aiutare le organizzazioni (aziende, ma anche enti di diverso tipo) ad interiorizzare il concetto di sostenibilità. Sviluppando insieme a loro delle soluzioni per applicare il concetto di “ciclo di vita” e valutare tutti gli effetti che un progetto ha sull’ambiente circostante, non solo quelli delle fasi di cui il soggetto è direttamente responsabile. Aiutiamo le imprese di ogni dimensione e gli enti (ad esempio le associazioni di categoria) a valutare gli impatti dei propri processi, in particolare attraverso uno strumento che si chiama “Life Cycle Assessment” (LCA, in italiano “Valutazione del ciclo di vita”), per poterli poi migliorare dal punto di vista della sostenibilità. Non solo ambientale, ma anche economica e sociale.

 

Che cosa significa “thinkstep”?

Vuol dire “pensare per gradini” e riflette il modo graduale con cui introduciamo il concetto di sostenibilità all’interno delle organizzazioni. Non è un processo che si realizza in pochi mesi. Ci vuole tempo.

 

Ci fa un esempio di un’attività che thinkstep svolge?

Ad esempio, se un’azienda vuole introdurre un prodotto innovativo e farlo conoscere, noi la aiutiamo a quantificare e, nel caso sia necessario, ridurre l’impatto che questo ha sull’ambiente, in modo che questo possa essere utilizzato come valore aggiunto da mettere in evidenza tramite una campagna di comunicazione. O ancora, aiutiamo le imprese ad ottenere riconoscimenti internazionali e marchi in materia di sostenibilità, spendibili sul mercato, oppure li accompagniamo nel percorso di introduzione di energia proveniente da fonti rinnovabili nel proprio processo produttivo.

 

Un impiegato lavora seduto ad una scrivania immersa nella natura

Thinkstep aiuta le imprese a ridurre l’impatto della loro attività sull’ambiente. Ph. thinkstep

 

Perché la sostenibilità è sempre di più un fattore cruciale del nostro tempo?

Quello della sostenibilità è un fattore non più procrastinabile. Trascurare l’impatto che quello che facciamo ha sul nostro ambiente comporta infatti troppi rischi. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e ne facciamo esperienza costantemente. Perciò quella di “educare” le organizzazioni alla sostenibilità è una responsabilità che sentiamo piuttosto forte. Per far sì che sia sempre più diffusa un’attenzione autentica all’ambiente e non solo di facciata. Infatti combattiamo quello che in gergo si chiama “greenwashing” (cioè l’atteggiamento di chi si professa “ecofriendly” solo per interesse, senza esserlo veramente) con tutte le nostre forze, anche a costo di perdere clienti. Dobbiamo cercare davvero di cambiare il nostro modo di vivere.

 

Come quello che thinkstep fa può essere d’aiuto alle imprese e, di riflesso, a tutti noi?

A tutti noi in primo luogo perché dobbiamo credere nella sostenibilità se vogliamo dare un futuro ai nostri figli. Per le aziende però ci sono anche dei vantaggi immediati e tangibili, perché, come diciamo noi, la sostenibilità nel business è semplicemente un buon affare. Per fare un esempio, nel settore delle costruzioni molte aziende hanno avuto un vantaggio sulle concorrenti presentandosi agli investitori come attente alla sostenibilità, ottenendo più commesse. Inoltre per qualsiasi impresa un’analisi accurata dei propri consumi porta ad un risparmio di materiali, che si traduce in risparmio economico. Senza contare il fatto che l’attenzione alla sostenibilità è anche un fattore importante per fidelizzare i propri dipendenti. In più, riflettendo su questi aspetti si sviluppano anche nuovi modelli di business, non più basati sul possesso ma sulla condivisione, passando dal prodotto al servizio. In questo senso si comincia a cambiare rotta. Anche perché le risorse che abbiamo a disposizione sono una quantità finita, perciò dobbiamo imparare ad usarle in modo diverso.

 

In che modo lei trasferisce nella sua vita di tutti i giorni questa attenzione all’ambiente?

Vivo in una casa a basso impatto ambientale che abbiamo costruito con materiali ecologici nelle campagne intorno a Ravenna. Ma non penso di essere perfetta. È difficile districarsi tra le varie questioni che la sostenibilità ci pone e trovare le giuste soluzioni. I ritmi di oggi non ci aiutano. In generale, non è facile cambiare modo di vita. Credo inoltre che nelle proprie scelte non si debbano mai fare valutazioni assolutistiche o dettate dall’emotività. Piuttosto essere disposti a parlare delle cose e a mettersi in discussione.

 

Quali sono le sfide che thinkstep ha di fronte a sé e i suoi prossimi obiettivi?

In futuro vorremmo riuscire a rendere sempre più autonomi i nostri clienti, in modo che integrino in maniera stabile la sostenibilità all’interno delle loro organizzazioni. Ci piacerebbe poi monitorare e valutare i soggetti per cui lavoriamo per misurare il nostro stesso impatto su di loro. Un altro sogno nel cassetto è riuscire a far sì che questi facciano “rete” e, grazie al nostro ruolo di connettore, trovino opportunità per incontrarsi e scambiarsi buone pratiche.

 

Maggiori informazioni su ww.thinkstep.it.

 

Immagine di copertina: Ph. DrPrem.com

 

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