Rifiuti, da Bruxelles arriva un nuovo regolamento

Da più di un mese è in vigore il nuovo regolamento europeo (997/2017) che disciplina la classificazione dei rifiuti pericolosi e il loro smaltimento. L’atto vincola tutti i paesi dell’Ue fra cui l’Italia.

Adottato dal Consiglio europeo l’8 giugno dello scorso anno e votato dal Parlamento il 5 luglio successivo, il testo abbassa fino a dieci volte i limiti di concentrazione di sostanze tossiche. Il provvedimento però ha due effetti contrastanti: se da un lato sensibilizza la collettività sui rifiuti pericolosi, dall’altro l’Italia rischia di trovarsi impreparata. Ecco le novità.

Limiti più stringenti

Il cambiamento riguarda la definizione di rifiuti HP 14, quelli che presentano o possono presentare rischi immediati o futuri per l’ambiente come la riduzione dello strato di ozono (che negli 13 anni si è assottigliato del 20%) e l’alterazione degli spazi acquatici. Rispetto al regolamento precedente, vengono ridefiniti i criteri di classificazione e definiti come ecotossici anche quelli che fino a poco tempo fa non lo erano. Infatti anche i rifiuti con una concentrazione di sostanze ozono lesive (clorofluorocarburi e Bromuro di metile)  superiore al limite dello 0,1 % e che prima portavano la dicitura H420, da oggi verranno considerati pericolosi. Fra questi troviamo scarti tipici delle attività industriali come ossido rameoso, ceneri e scorie pesanti. Il regolamento poi dà spazio anche ai rifiuti che inquinano mari e corsi d’acqua. Materiali che superano di pochi punti percentuali il limite delle sostanze con tossicità cronica consentite verranno considerati come rifiuti HP 14. Per questi sarà possibile richiedere un ecotest a laboratori tossicologici, che verrà effettuato mettendo a contatto la materia con gli esseri viventi acquatici; se questi sopravviveranno il rifiuto verrà considerato non pericoloso.

Le conseguenze per lo smaltimento

Questa riclassificazione avrà ripercussioni sulle ditte di trattamento dei rifiuti. Oltre ad obblighi burocratici maggiori, servono impianti più avanzati e costi più alti per smaltire un rifiuto speciale. Prima del regolamento europeo vigeva la legge 125 approvata nel 2015 con limiti più flessibili per i rifiuti speciali. D’ora in poi l’atto normativo  di riferimento sarà il regolamento europeo, che ha ufficialmente sostituito la vecchia legge. Nonostante sia entrato in vigore di recente, le imprese di smaltimento avranno un anno per adattarsi ai dettami della norma.

 

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