17 Febbraio 2018 5 min di lettura
La Germania punta sui mezzi pubblici gratuiti mentre l’Italia ripropone la nuova Strategia energetica nazionale per evitare il deferimento alla Corte di Giustizia
17 Febbraio 2018 5 min di lettura
Per tutte e due è scattato a fine gennaio il famigerato ‘cartellino rosso’ della Commissione Europea per l’Ambiente. A tutte e due era stato chiesto di mettere in atto misure drastiche contro l’inquinamento atmosferico per arginare la procedura d’infrazione di Bruxelles. Da un lato la Germania, la patria mondiale delle auto, terra di colossi come Volkswagen o Bmw, che a metà febbraio ha lanciato un piano ambizioso per rendere gratuiti i mezzi pubblici in cinque città industriali: Essen, Bonn, Mannheim, Herrenberg e Reutlingen. Dall’altra l’Italia, dove agli inizi di febbraio il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha riproposto la Strategia Energetica Nazionale (Sen) approvata lo scorso novembre e di cui mancano ancora alcuni decreti attuativi.
Oltre alla Germania e all’Italia, altri 7 paesi europei erano stati convocati il 30 gennaio scorso a Bruxelles alla Commissione Europea per l’Ambiente, sollecitata a presentare nuovi piani per ridurre lo smog, pena il deferimento alla Corte di Giustizia. Si tratta di Spagna, Ungheria, Romania, Slovacchia, Regno Unito, Francia e Repubblica Ceca, per un totale di 130 città europee con livelli di smog ad alto rischio (tra le quali Milano e Torino).
I tedeschi che vivono a Essen, Bonn, Mannheim, Herrenberg e Reutlingen potrebbero presto salire a bordo di bus, tram e metro senza pagare il biglietto. Il trasporto pubblico locale (Tpl) gratuito è dunque l’asso che il Governo ha deciso di calare per scongiurare la denuncia alla Corte di giustizia europea per l’eccesso di gas scarico rilevato in 130 città europee. Un drastico cambio di rotta di cui si parla in una lettera, inviata da tre ministeri tedeschi al commissario europeo ai Trasporti Karmenu Vella. Fra le righe, i ministri dichiarano l’intenzione di “ridurre” l’utilizzo di mezzi privati proponendo – si legge – “un quadro legislativo che consenta ai Comuni di fissare dei limiti vincolanti per le emissioni di bus e taxi”. Limitazioni previste anche per il car sharing e le vetture a noleggio. Secondo stime del governo di Berlino, nel giro di due anni (2018-2010) venti città tedesche supereranno i limiti di guardia di biossido di azoto e polveri sottili fissati dalle norme europee. Certo, bisognerà trovare le coperture finanziarie necessarie (si parla di 13 miliardi di euro) per rendere gratuiti i trasporti, considerando le difficoltà di bilancio con cui rischiano di fare i conti le amministrazioni interessate. Ma la Germania, per correre ai ripari, sta dimostrando di voler fare sul serio rivoluzionando la politica del Tpl.
Anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti aveva scritto il 9 febbraio scorso al commissario Ue Vella per illustrare a Bruxelles i dettagli dei piani antismog messo a punto dal Governo italiano. Un piano da oltre 5 miliardi di euro. I provvedimenti annunciati vanno dalla nuova Strategia Energetica Nazionale (Sen) al Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, dai contributi per il rinnovo delle caldaie quelli per il parco dei mezzi di trasporto pubblico, dal programma sperimentale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro agli accordi per la diffusione del gas naturale per autotrazione.
Ecco le principali misure contenute nella lettera italiana:
Mezzi pubblici gratuiti come in Germania, perché no? Il problema è che nelle nostre città inquinate, eccetto forse Milano, l’offerta di Tpl non è capace di soddisfare la domanda di spostamenti alternativi, soprattutto nelle ore di punta quando capita di trovare autobus strapieni. Poche infrastrutture (tramvie), pochi mezzi moderni (gli autobus elettrici vengono ritenuti molto dispendiosi da tante società di Tpl) e un servizio oggettivamente carente, poco puntuale e flessibile. E poi, ammettiamolo, siamo il paese con il maggior tasso di motorizzazione nel vecchio continente (62,4 auto ogni 100 abitanti) e questo non certo perché il mezzo pubblico costi (tanto più che molti abbonamenti dell’autobus ora sono detraibili quasi dappertutto). Si ritorna dunque al punto di partenza: l’offerta del Tpl è troppo debole in Italia, oltre al fatto che manca ancora una cultura diffusa del mezzo pubblico. È forse un caso che in Italia nel 2017 sia stato raggiunto il picco nel commercio delle auto diesel, ovvero il 58% nelle vendite? Tutto questo quando le quote di vendita del diesel sono crollate dal 59% al 44% in tutto il continente…
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