Ecco come combattere l’inquinamento da usa e getta
Gli sforzi fatti fino ad oggi nella lotta contro la plastica monouso hanno subito un drastico arresto con l’arrivo della pandemia Covid-19. Ora più che mai è importante rivedere i comportamenti di aziende e consumatori per non vanificare gli obiettivi raggiunti grazie anche all’approvazione della direttiva europea a luglio 2019.
Il Parlamento Europeo a luglio 2019 ha approvato una legge che vieta l’uso di articoli in plastica monouso entro il 2021.
Nella direttiva i prodotti soggetti a divieto sono:
Il 90% delle bottiglie di plastica dovrà essere raccolto dagli Stati membri entro il 2029. Le stesse bottiglie di plastica dovranno contenere almeno il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030. Si tratta di una legislazione che, secondo la relatrice Frédérique Ries, membro del Parlamento Europeo, “ridurrà il danno ambientale di 22 miliardi di euro, il costo stimato dell’inquinamento da plastica in Europa fino al 2030”.
Ma il divieto non aveva fatto i conti con l’arrivo della pandemia mondiale del Covid-19 che ha fermato la lotta al monouso per i timori legati alla diffusione del virus. Oltre all’utilizzo di mascherine e guanti usa e getta, contenitori per alimenti e sacchetti di plastica sono ritornati drasticamente nelle nostre vite. Le stesse aziende produttrici di materie plastiche hanno intensificato le loro attività di lobby, dichiarando i benefici sanitari della plastica usa e getta e sostenendo che i divieti sui sacchetti di plastica andassero contro la salute pubblica.
“Il movimento di riduzione della plastica era in piena corsa e otteneva successi più velocemente di qualsiasi problema ambientale su cui abbia mai lavorato – ha affermato Martin Bourque che gestisce l‘Ecology Center, il programma di riciclaggio a Berkeley, California – Da marzo è stato tutto sospeso.”
“Siamo preoccupati per la potenziale interruzione dei mercati della plastica riciclata causata dai prezzi bassi del petrolio greggio e anche per i rifiuti causati da guanti e mascherine usa e getta – ha dichiarato in un’intervista a Reuters il commissario europeo per l’ambiente, Virginijus Sinkevicius.
I blocchi in tutto il mondo, in seguito alla scoppio della pandemia, hanno causato un calo della domanda di combustibili fossili. I prezzi del petrolio sono crollati quest’anno, rendendo la plastica vergine ancora più economica delle versioni riciclate del materiale. Gli impianti di riciclaggio della plastica in tutta Europa sono stati costretti a frenare le operazioni durante la pandemia e molti hanno accantonato gli obiettivi verdi a causa della recessione economica.
“Ma le aziende sembrano ancora sulla buona strada per raggiungere un obiettivo volontario stabilito dall’UE di utilizzare 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata in nuovi prodotti entro il 2025”, rassicura Sinkevicius. Nel mese di giugno i leader dell’UE hanno deciso di introdurre una tassa a livello di blocco sui rifiuti di imballaggi in plastica non riciclabili, per aiutare a raccogliere fondi per la ripresa dell’Europa dal caos economico provocato dal virus.
Sinkevicius ha affermato che il fondo per il recupero del coronavirus da 750 miliardi di euro dell’UE potrebbe aiutare a sostenere il settore del riciclaggio.
In Italia, già a partire dal 1° gennaio 2018, è entrata in vigore la legge che regolamenta l’uso dei sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri, quelli utilizzati nei supermercati per imbustare frutta e verdura o altri prodotti freschi: i sacchetti devo essere biodegradabili, compostabili e certificati come tali da appositi enti. E’ stato inoltre il primo paese nell’Unione europea a bandire la produzione e la vendita di cotton fioc con il bastoncino di plastica, che non siano quindi biodegradabili e compostabili.
Proprio a marzo 2020 l’Italia, con altri 15 Paesi aderenti, insieme a 66 aziende e organizzazioni private, ha aderito al Patto europeo sulla plastica (European plastic pact): usare più plastica riciclata per gli imballaggi fino ad arrivare al 30% del peso e ridurre l’uso di plastica vergine almeno del 20%.
In Kenya, da giugno di quest’anno, le autorità hanno vietato l’utilizzo della plastica monouso nelle riserve naturali del paese, con lo scopo di proteggere la biodiversità dall’inquinamento. Chi viola queste norme rischia una multa di 30.000 dollari e tra i 3 e i 10 anni di reclusione. Il divieto verrà accompagnato da una serie di programmi per educare i turisti e le stesse comunità che vivono vicino le foreste.
In Cile nessuna attività commerciale potrà consegnare sacchetti di plastica ai propri clienti, in virtù di una legge approvata due anni fa che, da agosto, ha concluso la sua implementazione con l’entrata in vigore dell’ultima fase della normativa. In questo modo il Cile diventa il primo paese dell’America Latina ad eliminare i sacchetti di plastica monouso dai negozi. Secondo i dati del ministero dell’Ambiente cileno, grazie a questa legge, dal 2018 si è potuto evitare il consumo di circa 5 miliardi di sacchetti di plastica.
Il divieto sulle buste di plastica monouso è entrato in vigore anche a Jakarta, la capitale dell’Indonesia, uno dei paesi maggiormente responsabili per quanto riguarda l’inquinamento della plastica a livello globale. Anche la Germania ha annunciato il divieto di vendita di prodotti di plastica monouso come cannucce, posate, bicchieri, in vigore partire dal 3 luglio 2021.
Il Queensland si adopererà da luglio 2021 per vietare cannucce, posate e piatti nel tentativo di intervenire sugli effetti della plastica che sta devastando la fauna marina: è il secondo stato, dopo l’Australia del sud, a presentare una proposta del genere al Parlamento. La legislazione consente di estendere il divieto ad articoli come tazze da caffè, tazze in polistirolo, contenitori da asporto e sacchetti di plastica a seguito di una consultazione pubblica, la stessa che ha rilevato come il 94% delle persone e delle aziende sostengono il divieto.
La California, a seguito dello scoppio della pandemia, ha ripristinato il divieto statale per i sacchetti di plastica monouso e l’obbligo per i sacchetti di plastica di contenere il 40% di materiali riciclati. Il Massachusetts ha rapidamente seguito l’esempio, revocando un divieto temporaneo di borse riutilizzabili.
Il passaggio dai materiali riutilizzabili ai materiali usa e getta, con l’emergenza sanitaria, è stato giustificato come una questione di igiene: l’imballaggio di plastica protegge la salute pubblica mantenendo i contenuti sicuri e sigillati e scartare gli articoli, immediatamente dopo l’uso, protegge i consumatori dalle infezioni.
Ma un team di 119 scienziati provenienti da 18 paesi diversi, ha pubblicato un documento in cui si afferma che i contenitori riutilizzabili sono sicuri. Sono epidemiologi, virologi, biologi e medici ad aver compilato questa dichiarazione che incoraggia i ristoranti e le persone a continuare a usare contenitori riutilizzabili fintanto che vengono rispettati i requisiti di salute pubblica: lavare i contenitori riutilizzabili è molto più sicuro che fare affidamento su quelli monouso.
Gli scienziati hanno spiegato che la maggior parte delle persone non si preoccupa di pulire i contenitori monouso supponendo che siano sicuri ma il virus può entrare in contatto con qualsiasi superficie, compresi i contenitori monouso. Si teme che i produttori di plastica stiano ora utilizzando la pandemia per ritardare il divieto.
Per non vanificare gli sforzi fatti fino ad oggi sul piano ambientale, occorre avere comportamenti virtuosi, come consumatori e come aziende. Per fronteggiare un’emergenza sanitaria causata dalla scoppio della pandemia Covid-19 occorre però mantenere alta l’attenzione su una delle più gravi emergenze ambientali, uno smodato uso della plastica usa e getta.
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