Fai attenzione quando getti i materiali: potresti cadere nella trappola del “wishcycling”

Se non si è sicuri che un rifiuto sia riciclabile cosa fare?

Se non si è sicuri che un rifiuto sia riciclabile, meglio gettarlo nel cestino del non recuperabile. Questo e altri consigli per non cadere nella trappola del wishcycling. 

Se spesso sentiamo parlare di “greenwashing“, ovvero il cosiddetto ambientalismo di facciata che alcune aziende (purtroppo) ancora oggi praticano. Ma c’è anche un altro fenomeno che potrebbe (anche inconsciamente) riguardare tutti noi, quello del wishcycling.

Con l’espressione inglese “wishcycling” si identifica la prassi di buttare in uno dei bidoni per la raccolta differenziata rifiuti senza avere la certezza che il conferimento sia quello giusto. Lo facciamo perché pensiamo (o speriamo) che quegli oggetti siano riciclabili. Ma questo rallenta le operazioni degli impianti di separazione e riciclaggio, oltre ad impattare sull’ambiente e ad essere un ostacolo all’economia circolare.

Il termine “wishcycling” è stato coniato già nel 2015 per definire quei consumatori sensibili alle tematiche ambientali ma poco educati alla raccolta differenziata.  Anche il World Economic Forum ha sollevato il problema dei danni legati al wishcycling. Ma di chi è la colpa?

Questo fenomeno affligge particolarmente le materie plastiche che riportano i codici di identificazione del materiale all’interno del  triangolo composto dalle tre “frecce che si rincorrono”. Tale simbolo spesso ci induce a credere che l’articolo sia riciclabile, ma non è cosi. Solo polietilene, PET e polietilene ad alta densità (HDPE) sono facili da riciclare e hanno un mercato della materia prima seconda, mentre gli altri richiedono procedimenti molto più complessi (finiscono spesso in discarica o nell’inceneritore).

Cosa possiamo fare? Se non si è sicuri che un rifiuto sia riciclabile, meglio gettarlo nel cestino del non recuperabile. Come consumatori
è necessario mettere nel bidone della plastica solo materiale che può veramente essere riciclato. Facendo alcuni esempi, le bottiglie di vetro si buttano senza il sacchetto di plastica,  il cartone della pizza unto può andare nell’umido se il Comune lo prevede, mentre la carta dell’uovo di Pasqua non andrà conferita con carta e cartone se è di plastica.

Ma per fare ulteriori progressi i governi devono imporre alle imprese di progettare packaging che siano pienamente riciclabili e riutilizzabili, riducendo la produzione di imballaggi monouso e investendo maggiormente su infrastrutture del riciclo.

Agisci per l’ambiente di oggi e di domani, con la tessera anter.

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