Posidonia oceanica, la pianta in grado di intrappolare la plastica nei nostri mari

Una risorsa per il nostro ecosistema e per il Mar Mediterraneo

Una pianta marina endemica del Mediterraneo le cui praterie rivestono un’enorme importanza per la vita del mare e il suo litorale. Si tratta della Posidonia oceanica che, secondo un nuovo studio, è anche in grado di catturare i frammenti di plastica nei nostri mari.

Definita come il polmone del nostro mare, la Posidonia oceanica è una risorsa estremamente importante. Si tratta di una pianta acquatica tipica del Mar Mediterraneo. Essa dà origine a delle distese praterie sommerse che costituiscono uno degli ecosistemi più ricchi e produttivi del nostro mare. Spesso scambiata per un’alga, la Posidonia oceanica è in realtà una pianta acquatica che ha caratteristiche simili alle piante terrestri, con radici, un fusto rizomatoso e foglie nastriformi che possono raggiungere anche il metro di lunghezza.

Le nostre azioni stanno distruggendo il mare

La Posidonia Oceanica occupa un’area intorno al 3% dell’intero Mediterraneo (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 km2), rappresentando una specie chiave dell’ecosistema marino costiero:  1 ettaro di prateria può ospitare fino a 350 specie diverse di animali.

La posidonia svolge un ruolo fondamentale anche nella produzione di ossigeno. Grazie al suo sviluppo fogliare, infatti, libera nell’ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per ogni m2 di prateria. 

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports, condotta dagli esperti della Facoltà di Scienze della Terra e dell’Istituto di ricerca sulla biodiversità dell’Università di Barcellona, la posidonia oceanica può avere anche un altro fondamentale ruolo: filtro e trappola per la plastica nelle zone costiere.

Lo studio si è concentrato sulla capacità di questa specie di intrappolare ed estrarre le materie plastiche dalle posidonie sulle coste di Maiorca. Durante le tempeste, infatti, attraverso le onde più violente, il mare espelle degli agglomerati di questa fibra naturale dalla forma sferica che hanno al loro interno frammenti di plastica.

Inquinamento da plastica in mare: cause, conseguenze e soluzioni

Secondo le analisi del team di ricercatori, guidati da Anna Sànchez-Vidal, le microplastiche che restano intrappolate in queste ‘sfere’ sono principalmente filamenti, fibre e frammenti di polimeri più densi rispetto all’acqua di mare come il polietilentereftalato (PET).

I ricercatori hanno poi spiegato che “come risultato dell’erosione meccanica nell’ambiente marino, alcune componenti delle materie plastiche presenti sui fondali marini rilasciano fibre lignocellulosiche lentamente intrecciate fino a formare agglomerati sferici, noti come aegagropilae. Non sono stati ancora condotti studi per quantificare il volume di aegagropilae depositate sulle spiagge ma, stando alle stime attuali, in questo modo possano essere prelevati circa 1.470 plastiche per chilogrammo di fibra vegetale.

Come afferma la ricercatrice Anna Sànchez-Vidal, “non possiamo conoscere completamente l’entità di questa esportazione di plastica verso la terra. Tuttavia, le prime stime rivelano che le palline di Posidonia potrebbero raccogliere fino a 867 milioni di plastica all’anno”.

Il progetto “Rispetta il tuo capitale” di Marevivo e Pramerica SGR

Una volta completato il proprio ciclo vitale, le foglie di Posidonia vengono portate a riva dalle correnti ove formano cumuli compatti, le banquettes. Sebbene queste ultime siano di grande importanza nella lotta all’erosione delle coste e nel preservare l’equilibrio dell’ecosistema, esse vengono abitualmente rimosse per garantire una migliore fruibilità turistica delle spiagge. 

Il progetto “Rispetta il tuo capitale” ha interessato la spiaggia delle Gorette a Marina di Cecina, nella provincia di Livorno, dove Marevivo e Pramerica SGR, con il supporto del Comune, hanno dato il via, tra maggio e giugno 2020, a operazioni di rimozione dalla Posidonia oceanica spiaggiata adottando un protocollo sperimentale in grado di ridurre i costi ambientali dell’intervento. Il protocollo ha previsto il recupero di circa 150 tonnellate di Posidonia arenata sulla spiaggia. Il materiale raccolto è stato poi trasformato in compost in un’ottica di economia circolare, diventando così una preziosa risorsa.

Il progetto ha dimostrato che questo metodo è di gran lunga più vantaggioso rispetto a quello normalmente utilizzato. – ha dichiarato Rosalba GiugniPresidente di Marevivo – Durante il lavoro è emerso che con tutta la Posidonia pulita si sarebbero potute ricostituire le dune in regressione, ma che per mancanza di una norma nazionale non si è potuto fare questo restauro, aspetto su cui bisognerà sicuramente lavorare.

 

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