27 Dicembre 2019 4 min di lettura
Il ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti ha annunciato la sua intenzione a introdurre nei programmi scolastici lo studio del clima e dello sviluppo sostenibile.
27 Dicembre 2019 4 min di lettura
Da settembre 2020 “il clima sarà materia di studio”. Ad annunciarlo il ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti, che in un’intervista al New York Times ha spiegato come l’Italia potrebbe diventare il primo paese al mondo a sviluppare un modello di educazione civica-ambientale ancorata sulla sostenibilità e sulla sfida dei cambiamenti climatici. Una notizia accolta con interesse anche dai ministri dell’Unione Europea, ai quali Fioramonti ha parlato della sua proposta lo scorso 8 novembre, sottolineando la necessità di “ascoltare la richiesta dei giovani europei di un cambiamento culturale incentrato sul pianeta”.
La decisione porterebbe così la scuola italiana ad essere pioniera nell’educazione ambientale in tutto il mondo, nella consapevolezza, espressa dal ministro, che “Il cittadino del 21esimo secolo, deve essere un cittadino sostenibile”.
L’idea del ministro è di introdurre nei programmi scolastici di ogni ordine e grado 33 ore all’anno di educazione ambientale, per “promuovere l’educazione ai cambiamenti climatici e allo sviluppo sostenibile”.
Nelle sue prime dichiarazioni Fioramonti ha anche precisato che, in realtà, sarà molto più di una lezione a sé.
L’attenzione verso l’ambiente nei programmi scolastici, infatti, non diventerà soltanto parte dell’insegnamento di educazione civica, ma sarà trasversale a molte altre materie, tra cui geografia, matematica e fisica. L’idea è di modulare i programmi dal punto di vista della sostenibilità, mettendo l’ambiente al centro del sistema educativo.
Sarà così che, per esempio, durante l’ora di geografia, oltre alle classiche nozioni, si potrà studiare anche l’impatto dell’azione umana nelle diverse aree del pianeta.
Nel progetto del ministro c’è l’intenzione di introdurre un’ora di insegnamento obbligatorio alla settimana già a partire dal prossimo anno scolastico. Per i bambini tra i 6 e gli 11 anni, ha spiegato il ministro, si potrà utilizzare il modello pedagogico delle fiabe, che enfatizzerà la connessione dell’uomo con l’ambiente. Nelle scuole secondarie di I grado si faranno lezioni più tecniche, mentre gli studenti delle superiori approfondiranno i contenuti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Uniti per lo sviluppo sostenibile.
Cruciale sarà la preparazione dei docenti su queste tematiche. A questo proposito il ministro ha annunciato che “Entro gennaio il ministero sarò pronto per formare gli insegnanti”. Ad aiutarlo ha chiamato un gruppo di esperti (fra i quali Jeffrey D. Sachs, direttore dell’Harvard Institute for International Development, e Kate Raworth dell’Environmental Change Institute dell’università di Oxford), che faranno da consulenti per lo staff che sta elaborando il curriculum.
La convinzione del ministro circa l’importanza di sostenere questa sensibilità dimostrata verso l’ambiente dalle nuove generazioni era stato chiaro anche in occasione degli scioperi per il clima, organizzati dai Fridays for Future negli scorsi mesi. In quelle occasioni Fioramonti aveva infatti appoggiato la scelta degli studenti di astenersi dalle lezioni per un giorno, per mobilitarsi a favore del clima, invitando le scuole a giustificare le assenze.
Sebbene questa decisione rappresenti un passo importante in vista della crisi ambientale in corso e dell’attenzione che i più giovani pongono verso questi temi, essa non deve sviare l’attenzione sull’emergenza.
A ribadirlo Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, la principale associazione ambientalista italiana, che ha accolto con favore la notizia, precisando però che la responsabilità di fronteggiare la crisi climatica non può essere trasferita alle future generazioni, perché “La scienza ci dice che i prossimi 10 anni sono cruciali”.
Il messaggio è chiaro insomma: insegnare educazione ambientale ai giovani va benissimo, ma l’inversione di rotta per salvare il pianeta deve necessariamente essere innescata da chi è oggi al potere e ha il dovere improrogabile di tutelare il futuro dei più piccoli.
Se è vero che finora l’educazione ambientale non faceva ufficialmente parte dei nostri programmi scolastici, bisogna dire che le iniziative portate avanti dai singoli istituti, da associazioni o altri enti non sono mancate.
Ne è un esempio Il Sole in Classe promosso da ANTER: un progetto formativo nato per diffondere la conoscenza e il corretto utilizzo delle energie rinnovabili tra i bambini e ragazzi di scuole primarie e secondarie di primo grado.
Attivo già da diversi anni, questo format educativo è stato pensato per trasmettere alle giovani generazioni l’importanza di un atteggiamento quotidiano rispettoso dell’ambiente, attraverso un approccio ludico-didattico.
Grazie al supporto di cartoni animati e filmati multimediali e attraverso laboratori artistici, produzione di plastici, opere grafiche e poesie, le lezioni de Il Sole in Classe permettono ai più piccoli di comprendere le opportunità di creare e utilizzare solo energia pulita prodotta da fonti alternative, diffondendo anche la conoscenza di buone pratiche quotidiane, mirate a uno stile di vita eco-sostenibile.
Premiato negli anni con numerosi encomi e riconoscimenti pubblici, il progetto di ANTER assegna anche importanti premi ai migliori progetti presentati dalle scuole, durante l’evento annuale degli Anter Green Awards. Il riconoscimento consiste in una fornitura di quota energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili e nella possibilità di vincere fino a 3.000 euro da spendere nell’acquisto di materiali didattici, grazie alla sensibilità di NWG Energia, Main Sponsor dell’evento.
Tutte le scuole possono partecipare ai progetti e chiedere informazioni attraverso l’apposito form online.
Alice Zampa
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