La prima lampada che illumina e ricicla l’energia

L’idea è venuta all’artista Geo Florenti, che ha applicato il principio della produzione di energia fotovoltaica alla luce artificiale. La sua eco-lampada è stata presentata al Politecnico di Milano.

Anche la luce artificiale può essere riciclata. Questa l’intuizione dietro alle eco-lampade ideate del video artist Geo Florenti, rumeno di nascita e italiano d’adozione. Da anni impegnato nel coniugare arte, scienza e sostenibilità, l’artista lo scorso ottobre ha presentato la sua invenzione agli studenti della Scuola del Design del Politecnico di Milano. Si tratta di una lampada che, attraverso una semplicissima cella fotovoltaica, alimenta con la sua luce un’altra fonte luminosa a led. Ques’ultima, collegata via cavo alla cella, può essere posizionata anche in un’altra stanza. Proprio come accade per i tradizionali impianti installati sui tetti.

 

“L’arte diventa tecnologia”

L’idea di Florenti, insomma, non fa altro che applicare alla luce artificiale il principio della produzione di energia fotovoltaica, solitamente sfruttata per la luce solare. “In passato dipingevo”, spiega Florenti. “Ora creo luce. L’arte diventa tecnologia. Questa è la prima lampada che illumina e ricicla energia. Con una reazione a catena tutta la casa può essere illuminata a costo zero”.

Con questa intuizione, l’artista già nel 2009 pensò bene (insieme alla Soprintendenza alla Galleria Nazionale) di sfruttare l’illuminazione di una lampada alogena da 40 watt dell’atrio della Casa-Museo Andersen, per alimentare le luci che illuminavano le opere d’arte esposte in altre stanze. Sempre nel 2009 l’artista firmò anche la sua prima installazione, illuminando la Danzatrice di Canova e il S. Giovanni Battista di Caravaggio nella Galleria Corsini di Roma. Più di recente, Florenti ha anche inaugurato la sua installazione “La Prima Esposizione a Consumo Zero”, presso il Salone Borromini, della Biblioteca Vallicelliana di Roma. Qui, con una sola lampadina e alcune celle fotovoltaiche, sono state illuminate 12 opere di importanti artisti contemporanei.

 

            

Anche l’Enea elogia il progetto

Durante la lezione tenuta agli studenti del corso “Luce e arte tra vita e design” del Politecnico di Milano, Florenti ha fatto una vera e propria dimostrazione, illuminando con la sua lampada un lightbox di una sua opera e accendendo un’ altra lampada. A interessarsi al progetto, per gli sviluppi nel campo del risparmio energetico, del design sostenibile e alle possibili e molteplici applicazioni nel quotidiano, è stato anche l’Enea. Al Politecnico era infatti presente anche Mauro Annunziato, direttore della Divisione Smart Energy dell’ Enea,  che ricopre ruoli di eccellenza nelle reti internazionali di ricerca, anche nel campo del design e delle smart cities, agendo da iniettore e veicolatore di tecnologie emergenti. Obiettivo: combinare energia, sviluppo e nuovi servizi delle “città intelligenti” in chiave di sostenibilità ambientale e sociale, aspetto ecologico e comfort delle persone. “Il recupero di energia è un tema su sui si lavora da anni, soprattutto per quanto riguarda la sensoristica”, ha commentato Annunziato. “Per la prima volta scienza e arte si incontrano sul tema della sostenibilità. L’idea di Florenti è innovativa: la luce tradizionale di musei e gallerie può essere riutilizzata per illuminare le opere con luci a led. Abbattere il consumo del 20-30% sarebbe un successo enorme”. Ma più che per il reale risparmio, questa invenzione è da apprezzare per il suo intrinseco valore simbolico. “Il risparmio può essere minimo”, prosegue Annunziato, “ma l’effetto è enorme, perché cambia il comportamento delle persone. Attraverso l’arte si introduce il concetto di vita sostenibile che ha un impatto elevatissimo sull’ambiente”.

 

Alice Zampa

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