Le api arrivano in città

Scopri il portale per proteggere le api e la biodiversità

Le api svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della biodiversità e nella conservazione della natura. E’ una specie sempre più a rischio a causa dei pesticidi e dei cambiamenti climatici. Scopri come diventare apicoltore nei giardini o sui tetti della città per contribuire alla loro tutela.

Il ruolo delle api è fondamentale per la produzione alimentare e per l’ambiente. Un terzo del nostro cibo dipende dall’impollinazione degli insetti. Delle 100 colture (90% della produzione globale di cibo), 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api.

Secondo le Nazioni Unite il 40% delle api, però, rischia l’estinzione e l’apicoltura urbana sembra rispondere alla necessità di tutelare questi insetti impollinatori, minacciati dai cambiamenti climatici, dall’agricoltura intensiva e dall’uso diffuso di pesticidi, soprattutto nelle aree agricole.  Arnie e apiari nelle città hanno anche la funzione di monitorare la qualità dell’aria e il livello di inquinamento atmosferico, insieme ad informazioni sulla biodiversità di un territorio.

Il portale italiano dedicato all’apicoltura in un contesto urbano, apicolturaurbana.itcerca di aiutare chi vuole cimentarsi, e non solo per hobby, in questa attività e sul sito vengono sfatati alcuni falsi miti, come il fatto che il miele prodotto sia inquinato dall’aria della città o che le api siano pericolose per chi vuole gestire un alveare.

Giuseppe Manno, creatore del progetto, spiega che “ormai l’apicoltura urbana è diventata una realtà in tantissime città europee, come Berlino, Londra, Sidney. A Parigi tutti i principali ristoranti hanno le api sul tetto e vendono il loro miele”.  Da qui l’idea di portare questa pratica anche nelle città italiane, considerando che le aree urbane stanno diventando luoghi protetti per questi insetti. Per iniziare viene fornito un kit completo (abbigliamento di protezione, affumicatore, leva, spazzola, arnia completa di melario e telaini con foglio cereo), oltre a delle video guide curate da Mauro Veca, vero esperto e pioniere dell’apicoltura urbana, con tutti i suggerimenti: “La posizione migliore per un’arnia, se non sui tetti, è un giardino sufficientemente ampio che rispetti le distanze minime. – viene specificato sul portale – Con una corretta conduzione dell’alveare in media si può produrre da un minimo di 10 a un massimo di 30 chilogrammi per famiglia di api”.

A disciplinare le regole per la salvaguardia sanitaria e la sicurezza dell’attività è la legge 313 del 24 dicembre 2004. Per chi vuole iniziare è necessario richiedere la registrazione dell’apiario all’Ufficio veterinario Asl di competenza territoriale.

In un contesto urbano la qualità del miele è straordinaria – spiega Manno perché le api volano su una varietà di fiori che difficilmente si trova in un contesto rurale. Abbiamo fatto analizzare il miele dall’università che segue questo progetto e non ci sono residui chimici di polveri sottili inquinanti o altro perché il nettare viene raccolto nel cuore del fiore che non viene appunto raggiunto dagli inquinanti, in un ambiente lontano da pesticidi e concitanti, utilizzati invece in maniera massiccia nelle campagne”.

Milano Apicolturaurbana.it i lavori di installazione e conduzione di 4 alveari ai piedi della “cometa”, la copertura progettata dall’architetto Mario Bellini

 

Le iniziative di apicoltura urbana in Europa

Tra le realtà europee in cui coltivare miele in città c’è Londra: sui tetti della National Gallery, della Tate Modern e di Harrods si produce e si vende il miele della “London Honey Company”.  Anche a Berlino si contano circa 15mila arnie, mentre a Parigi Louis Vuitton ha firmato il miele Belle Jardinière prodotto sui tetti di una boutique con la collaborazione dell’apicoltore Nicolas Geant, che cura anche le arnie sul tetto dell’Opéra Garnier.

New York viene prodotto ottimo miele al ventunesimo piano del Waldorf Astoria e su molti edifici pubblici e privati. A guidare il lavoro è la New York city beekeepers association che ha contribuito al cambiamento della legislazione che ora considera le api non pericolose per la vita dei cittadini, consentendo così la produzione di mieli urbani.

Apicoltura urbana a New York

In Italia anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha lanciato la proposta di “far posizionare sui tetti degli edifici della pubblica amministrazione delle arnie con questi preziosi insetti impollinatori che sono anche straordinarie sentinelle dell’ambiente”. Le arnie sono quelle del progetto “Apincittà” che i Carabinieri forestali portano avanti insieme alla Federazione Italiana Apicoltori.

 

I cambiamenti climatici incidono sulla capacità di impollinazione delle api: lo studio

Misurare l’impatto delle raffiche di vento sulla capacità di impollinazione di questi insetti.  Da qui parte lo studio dei ricercatori dell’University of Sussex il cui timore è quello che le api e altri impollinatori possano faticare nel muoversi nelle raffiche di vento più forti e frequenti causate dal riscaldamento globale.

Per condurre l’esperimento, le api, che solitamente si nutrono di fiori selvatici, dopo essere usciti dagli alveari del campus, sono state attirate in un capanno da un forte odore di acqua zuccherata. Gli scienziati hanno permesso alle api di entrare una alla volta, filmando e cronometrando i movimenti delle api davanti ad una ventola che si muoveva a differenti velocità per imitare sia giornate calme che ventilate.

Nella prova di 90 secondi, le api in media sono riuscite a raccogliere nettari da 5.45 fiori mentre con l’aumento del vento il numero dei fiori è sceso a 3.73. Questi numeri indicano che nel corso della giornata, la capacità delle api di rifornire le colonie potrebbe diminuire drasticamente. Secondo lo studio il movimento dei fiori non ha avuto un impatto sulle api ma le raffiche di vento hanno rallentato il tempo impiegato dalle api per decollare.

Georgia Hennessy, autrice dello studio pubblicato sulla rivista Animal Behaviour, ha spiegato che una delle possibili ragioni dell’esitazione è dovuta al fatto che la velocità del vento abbia ridotto la temperature corporea delle api che, di conseguenza, hanno bisogno di riscaldare i muscoli prima di prendere il volo.

 

Apicoltura post coronavirus

Uno degli effetti del lockdown, a seguito allo scoppio della pandemia mondiale Covid-19, è stato quello della riduzione dell’inquinamento atmosferico. Se da un lato ci sono stati problemi di spostamenti per gli apicoltori, soprattutto ai primi di marzo, quando non era chiaro se potessero andare a controllare le arnie, dall’altro ci sono stati degli evidenti effetti positivi.

“Il coronavirus ha tolto una variabile che è quella dell’attività umana – come spiega Carlo Taccari,  presidente dell’Associazione BUONO, nata con lo scopo di tutelare la biodiversità – Questo ha consentito l’abbassarsi dell’inquinamento ambientale che ha permesso alle api da miele di faticare molto di meno nelle operazioni di foraggiamento: senza inquinamento, infatti, i fiori riescono a spargere il più lontano possibile la loro fragranza, allettando quindi le api da miele e le fondamentali api impollinatrici”. In più – continua Taccari- cosa da non sottovalutare, il fatto che il verde urbano non sia stato curato in questo periodo ha consentito il proliferare di fiori anche nei prati urbani, fornendo di fatto più cibo alle api da miele

 

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