Slow Fashion, per un futuro della moda più lento e sostenibile

Come combattere il fenomeno del fast fashion

L'industria della moda è una tra le più inquinanti al mondo. Ecco perchè il settore va rivisto in chiave "Slow", puntando su un modello di moda lenta, etica e trasparente.  

L’industria della moda è una tra le più inquinanti al mondo. Ecco perchè il settore va rivisto in chiave “Slow”, puntando su un modello di moda lenta, etica e trasparente.  

La velocità con cui l’industria del fast fashion produce indumenti comporta che sempre più vestiti vengano comprati e gettati altrettanto velocemente, creando enormi quantità di rifiuti.

Ogni anno soltanto nell’Unione Europea vengono gettate via 5 milioni di tonnellate di vestiti e calzature, e l’80% di questi finisce in inceneritori o in discariche. Per rendere meglio l’idea, ogni secondo nel mondo un camion di indumenti viene bruciato o mandato in discarica.

Lo Slow Fashion mira a contrastare il fenomeno del fast fashion, un modello che comporta gravi conseguenze ecologiche e che ha incentivato una cultura del consumo che si basa sullo spreco e sull’obsolescenza rapida.

Quello dello Slow Fashion è un approccio che promuove la creazione di abiti non destinati a essere indossati per una sola stagione, ma pensati per durare nel tempo. Una visione, quindi, più etica e a lungo termine della moda, con abiti realizzati con materiali resistenti e tecniche di produzione artigianale ma non solo. Un approccio che include anche l’etica del lavoro e la sostenibilità economica delle piccole imprese e dei marchi locali.

Lo Slow Fashion promuove un cambiamento nella mentalità del consumatore, invitandolo a riflettere sul valore di un capo d’abbigliamento. Invece di acquistare frequentemente articoli a basso costo e di bassa qualità, i consumatori sono incoraggiati a investire in abiti che possano essere indossati a lungo, con un minore impatto sull’ambiente.

Slow Fiber e la moda equa

Slow Fiber è una rete d’imprese che unisce Slow Food Italia e 30 aziende tessili italiane in un impegno comune per una moda più etica e sostenibile.  “Con il nostro Manifesto, vogliamo trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo, per tutelare l’ambiente e il benessere delle persone”, affermano.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Slow Fiber Italia (@slow_fiber)

L’obiettivo delle aziende che aderiscono a Slow Fiber sta nella volontà di creare prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli. Inoltre, Slow Fiber si impegna attivamente nell’accompagnare le aziende che vogliono prendere parte al cambiamento nel percorso verso la sostenibilità dei loro sistemi di produzione.

Il fenomeno della Fast Fashion, quanto inquina?

La filiera tessile della Fast Fashion negli ultimi 20 anni ha causato gravi danni ambientali e sociali, in ulteriore aumento con l’arrivo degli acquisti online.

Dalle tinture dei tessuti, contenenti componenti altamente cancerogeni per l’uomo, alle materie prime utilizzate per la realizzazione degli indumenti, principalmente cotone e poliestere, materiale sintetico altamente tossico derivato dal petrolio, quindi non biodegrabile e non riciclabile.  Queste sostanze tossiche nei tessuti entrano in contatto con il nostro corpo e vengono rilasciate dai vestiti ad ogni lavaggio, contaminando mari e oceani.

Tra i brand Fast Fashion più famosi ci sono H&M, Zara, Primark, e i colossi cinesi Shein e Temu. 

Uno degli incidenti più grandi della storia della Fast Fashion è quello di Rana Plaza in Bangladesh, dove nel 2013 morirono oltre 1000 dipendenti e rimasero ferite più di 2500 persone.

Il Rana Plaza era una fabbrica di abbigliamento nella quale, giorno e notte, i dipendenti lavoravano in condizioni estreme. Furono loro stessi a notare le crepe sui muri ma i dirigenti li fecero continuare a lavorare, minacciandoli di licenziarli.  Il 24 aprile del 2013 avvenne la tragedia: a Dacca una palazzina di otto piani dove erano collocate 5 diverse fabbriche tessili di abbigliamento per marchi internazionali crollò. Solo dopo questo drammatico episodio il mondo ha iniziato a rendersi conto di quello che si nascondeva dietro l’industria della moda.

Agisci per l’ambiente di oggi e di domani, con la tessera anter.

Iscriviti