Istituire un servizio civile ambientale destinato agli under 30 per la sostenibilità del Paese

L'appello di politici, associazioni, istituzioni. Cingolani: "È una strada sicuramente da esplorare”

Il Servizio Civile Ambientale prevede un percorso formativo e professionalizzante per giovani under 35 finalizzato alla manutenzione del territorio, al monitoraggio e produzione di basi dati aggiornate e alla formazione e divulgazione. 

Istituire un Servizio Civile Ambientale retribuito dignitosamente e destinato a giovani per piantumare vaste aree del Paese”. Si tratta della proposta lanciata da politici, associazioni e dal gruppo FacciamoECO.

“Ho letto e apprezzato la proposta di creare un servizio civile ambientale e l’appello bipartisan che mi è stato rivolto. È un’ottima idea: credo possa essere una valida occasione formativa e lavorativa per i giovani, un percorso professionalizzante per prepararli alle future sfide della transizione ecologica. È in corso una riflessione per valutare come inserirlo nel Pnrr e nelle iniziative a esso correlate. È una strada sicuramente da esplorare”. Cosi il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

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Apprezzamenti anche ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli. “Il servizio civile ambientale può essere un’incredibile opportunità – ha dichiarato il ministro – un mattone per iniziare a costruire un mondo nuovo e per coinvolgere i giovani nel percorso di transizione ecologica che ci aspetta”.

In cosa consiste il Servizio Civile Ambientale?

Il Servizio Civile Ambientale prevede un percorso formativo e professionalizzante per giovani under 35 finalizzato alla manutenzione del territorio, al monitoraggio e produzione di basi dati aggiornate e alla formazione e divulgazione.

Le attività di intervento devono essere coerenti con il Piano Nazionale per l’Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC). Il Servizio Civile Ambientale si propone di intervenire su tutto il territorio nazionale dando priorità agli interventi sui terreni demaniali, tuttavia sarà possibile agire anche sui terreni agricoli privati a condizione che questi siano situati in zone classificate come C (a forte rischio di dissesto idrogeologico) o P3 e P4 (rischi o frane elevato).

Il servizio, adeguatamente retribuito, sarà declinato in attività quali la piantumazione di alberi, il rimboschimento di crinali e la messa in sicurezza del territorio. Per i promotori dell’iniziativa questa proposta mira a sostenere la crescita delle nuove generazioni, la possibilità di maturare esperienze formative e di impegno civile e pubblico che contribuiscano anche ad acquisire competenze utili per l’ingresso nel mondo del lavoro.

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Il testo dell’appello

La violenta crisi sanitaria generata dall’esplosione incontrollata della pandemia da Covid-19, ha evidenziato con maggiore forza come lo sfruttamento intensivo delle risorse del nostro pianeta legate a una logica di consumo e di produttività, conducano inevitabilmente a delle conseguenze disastrose per la salute dei suoi abitanti.

Ora è il momento per il Governo italiano di decidere come investire i fondi del Next Generation EU, per far fronte alle conseguenze sociali ed economiche della terribile pandemia di SARS-CoV-2. Per tale ragione chiediamo, tramite questo appello, che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia inclusa l’istituzione di un Servizio Ambientale retribuito dignitosamente e destinato a giovani under 30 per piantumare vaste aree del Paese—al fine di ridurre le emissioni climalteranti nette—e per contrastare il dissesto idrogeologico e l’inquinamento nelle aree del demanio—con la finalità d’incrementare la resilienza degli ecosistemi al cambiamento climatico—. Tale programma sarebbe in grado di allineare almeno 3 delle 6 missioni strategiche delineate dal Governo: ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, ‘Istruzione, formazione, ricerca e cultura’, ed ‘Equità sociale, di genere e territoriale’.

Investire in un Servizio Ambientale sarebbe anche economicamente sensato poiché i dati ci dicono che 1 euro speso in prevenzione fa risparmiare fino a 4 euro in riparazione dei danni. Dal 2013 il nostro Paese ha speso una media di 1,9 miliardi l’anno per riparare i danni causati da eventi meteorologici estremi resi ancora più distruttivi dalle condizione di dissesto idrogeologico in cui versano gli ecosistemi nazionali. La messa in sicurezza del territorio è un’attività ad alta intensità di lavoro e presenta tutte le caratteristiche di un bene pubblico, ne consegue che la sua realizzazione rientri nelle responsabilità dello Stato. Inoltre, il moltiplicatore sociale di questo programma è molto elevato: la formazione e sensibilizzazione alle attività di conservazione ambientale per centinaia di migliaia di giovani può riverberarsi sulla società e l’economia incrementando anche le opportunità lavorative nel settore privato. Invece che colate di cemento per opere infrastrutturali inutili che contribuiscono al consumo di suolo, sarebbe più saggio per la prosperità del Paese nel lungo corso investire nella tutela delle ‘infrastrutture ecologiche’.

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