Sprechi alimentari, abitudini di consumo ai tempi del Covid-19

"Un problema non solo etico, ma anche economico e ambientale", Andrea Segrè

Con la pandemia siamo partiti da un assalto ai supermercati legato alla paura che il cibo potesse finire, all’adozione di modalità di acquisto ben programmate, uno stile di vita più sano, una maggiore attenziona agli sprechi. “Una dieta sostenibile contribuisce inoltre alla riduzione degli impatti ambientali”, Andrea Segrè, fondatore campagna Spreco Zero.

Dopo il primo lockdown a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19 le abitudini alimentari e di consumo degli italiani sono cambiate, sia per un’ottimizzazione della spesa settimanale sia per l’adozione di uno stile di vita più sano e con meno sprechi, affiancata da una disponibilità di tempo maggiore per cucinare a casa favorita dallo smartworking.

Nelle analisi condotte dall’Osservatorio Waste Watcher per l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile nell’ambito delle rilevazioni condotte per la Campagna Spreco Zero di Last Minute Market con SWG è emerso che 4 italiani su 10 hanno cambiato il loro stile alimentare e 6 italiani su 10 dichiarano di privilegiare abitualmente un regime nutrizionale ispirato alla dieta mediterranea perché più salutare, con cibi freschi, molta frutta e verdura, legumi e proteine prevalentemente vegetali.

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Il 43,5% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato più verdure fresche, il 43,1% di aver acquistato più frutta fresca e il 36,8% di aver acquistato più legumi. Il 60,3% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato più farina e lievito e il 68% considera la dieta mediterranea determinante o utile per la prevenzione dello spreco alimentare.

Sei italiani su 10 hanno anche cambiato il modo di fare la spesa: 1 italiano su 2 (il 47,2%) ha introdotto la lista della spesa, il 20% dichiara di averla sistematicamente adottata.

Un comportamento alimentare virtuoso che però solo una parte di persone, quelle che hanno accesso al cibo, sono riuscite a mettere in pratica. Nello stesso periodo di osservazione dell’indagine  assistiamo anche ad un drammatico aumento della povertà alimentare che ha quasi raddoppiato i numeri del periodo pre-Covid.

Fonte altroconsumo

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Nel 2020 pandemico abbiamo il dovere di valorizzare i comportamenti virtuosi dei cittadini, delle imprese, delle start up e degli enti pubblici che introducono nel quotidiano, e condividono con la società le buone pratiche e i comportamenti che ci possono guidare verso gli obiettivi di sostenibilità 2030 indicati dalle Nazioni Unite”,  ha commentato Andrea Segrè, fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero,  in occasione dell’ottava edizione del Premio Vivere a #sprecozero, i piccoli ‘oscar’ della sostenibilità che da molte stagioni sono assegnati nell’ambito della campagna Spreco Zero.

Spreco Zero è la campagna nazionale di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare coordinata dal progetto REduCe (Ricerca, Educazione e Sensibilizzazione: un approccio integrato per la prevenzione degli sprechi alimentari). La campagna, nata nel 2010 ad opera di Last Minute Market, spin- off dell’Università di Bologna, si occupa di divulgare i risultati del progetto stesso e di promuovere buone pratiche e iniziative contro lo spreco alimentare esistenti in Italia, in continuità con il lavoro iniziato attraverso il Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare del 2014-15 (PINPAS).

La Campagna è promossa dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare che risponde, anche attraverso questo strumento, agli obiettivi di riduzione dello spreco alimentare entro il 2020/2025 provenienti da diverse istituzioni internazionali (Nazioni Unite e Commissione Europea).

Dieta mediterranea e lotta agli sprechi alimentari

La Dieta mediterranea festeggia i suoi primi dieci anni dall’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale Unesco. Il 16 novembre 2010, a Nairobi, 166 Stati Membri dell’Unesco votarono all’unanimità la candidatura non di una semplice lista di alimenti, ma qualcosa che va oltre: uno stile di vita, dove il mangiare non è solo identità culturale ma anche salute, rispetto per il territorio e biodiversità

In Italia il 68% dei cittadini ritiene che la Dieta mediterranea sia determinante o utile per la prevenzione dello spreco alimentare (dati Osservatorio Waste Watcher Last Minute Market / Swg, settembre 2020).  In questi dieci anni, l’efficacia della Dieta Mediterranea nell’ottica dello sviluppo sostenibile è un dato scientifico. Gli attuali sistemi alimentari non generano problemi solo per la salute umana, ma anche per l’ambiente in cui si produce il cibo. L’agricoltura è responsabile del 30% delle emissioni di gas serra e del 70% dello sfruttamento e dello spreco delle risorse naturali.

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Una dieta sostenibile dovrebbe garantire la sicurezza alimentare, promuovere stili di vita sani, evitare perdite e sprechi alimentari, contribuire alla riduzione degli impatti ambientali. Il raggiungimento di un sistema di produzione alimentare sostenibile e la riduzione dello spreco di cibo sono fondamentali per contrastare la malnutrizione e la sottoalimentazione di larghe fasce di donne e uomini sulla terra”, spiega Andrea Segrè.

Secondo uno studio che mette a confronto l’evoluzione dei comportamenti e degli stili di regime alimentare degli italiani nel 2020 pandemico, sono stati creati due profili settimanali di dieta, uno specifico legato alla dieta mediterranea ed uno che fa riferimento ai consumi medi degli italiani, includendo colazione, pranzo e cena. La somma dei sette menù settimanali ha permesso di ricostruire due carrelli della spesa con gli alimenti inclusi nei due menu. Tramite l’osservatorio prezzi del MISE è stato ricostruito il valore economico: a ciascuna voce della lista della spesa è abbinato il relativo prezzo, con evidenza dello scontrino settimanale. A sorpresa il carrello della spesa mediterranea costa meno di quello “standard”: 46,27 € a settimana contro 53,55 €.

Ma cosa bisogna fare per ridurre gli sprechi? Buttiamo circa 100 grammi di cibo a testa ogni giorno, che diventano 37 chili pro capite e 85 a famiglia ogni anno.  Circa 4,9 euro a settimana, calcolo ultimo risalente allo scorso febbraio in tempi pre emergenza pandemica, un valore per ogni nucleo familiare pari a 450 euro annui, ma anche un costo per smaltire i rifiuti e un peso sull’ambiente sempre meno giustificabile (dati Osservatorio Waste Watcher). Tra i cibi più sprecati dagli italiani in testa c’è sempre il cibo fresco, per il 32% degli italiani frutta, verdura, latte, formaggi.

Secondo Segrè bisogna partire dal riconoscere che “lo spreco alimentare rappresenta effettivamente un problema. Non solo etico, ma anche economico e ambientale: smaltire i rifiuti infatti costa e inquina”.

Andrea Segrè, fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero

La lotta allo spreco comincia dalla spesa, imparare a farla in modo intelligente, quindi stilare una lista, conoscere il nostro frigorifero, fare attenzione gli imballaggi, che ricoprono gli alimenti da riporre in frigorifero o nella dispensa, per capire bene a cosa servono e come usarli al meglio per preservare i nostri acquisti.

Basta poco per raggiungere dei risultati molto interessanti che non solo fanno risparmiare un sacco di soldi, ma evitano anche l’accumulo di rifiuti generando meno inquinamento”, afferma Segrè.

Con la pandemia siamo partiti da un assalto ai supermercati legato alla paura che il cibo potesse finire, all’adozione di modalità di acquisto ben  programmate. Si tratta di una buona abitudine che questa emergenza ha insegnato a molti italiani e che si spera possa rimanere anche una volta usciti da questa situazione.

Diete sostenibili: quanto sono amiche dell’ambiente?

Nel suo libro  “Il metodo spreco zero”, messo a punto nel tempo attraverso la campagna di sensibilizzazione Spreco Zero di Last Minute Market, Andrea Segrè parte dalla compilazione di un “diario dello spreco” a cui è chiamato il lettore, in cui registrare gli alimenti buttati ogni giorno per ogni pasto, per capire i nostri errori, liberarci dalle cattive abitudini e iniziare la nostra “rivoluzione alimentare”.  Tra i passaggi anche quello di leggere attentamente le etichette e le scadenze, pensare di fare eventualmente un orto in giardino o anche solo sul balcone, evitare la produzione di avanzi, dando agli ingredienti considerati “scarti” una nuova vita attraverso ricette intelligenti del recupero.

 

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