Cop27, ecco come è andata la Conferenza sul Clima a Sharm el-Sheikh

Ue: "Delusione per la mancanza di ambizione" nell'accordo finale. Ma nasce il fondo Loss&damage

Si è conclusa la COP27 di Sharm el-Sheikh, la conferenza sul clima. Seppure in ritardo, alla fine è arrivato un accordo.

“Se non limiteremo la crescita della temperatura media globale a 1,5 gradi, non avremo mai abbastanza denaro a disposizione per rispondere alle perdite e ai danni causati dai cambiamenti climatici”. Erano state queste le parole di Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione europea, prima del raggiungimento dell’accordo finale. “Il mondo non ci ringrazierà quando, domani, da noi sentirà arrivare solo scuse – ha aggiunto Timmermans -. Ciò che abbiamo fatto è un passo avanti troppo limitato per gli abitanti della Terra. Non abbiamo visto sforzi supplementari da parte dei principali responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra“.

Nel documento resta fermo l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow dello scorso anno. Ma l’Unione europea ha espresso “delusione per la mancanza di ambizione” nell’accordo finale della conferenza in merito alla riduzione di emissioni di CO2.

Nel testo finale, infatti, manca ogni riferimento al cosiddetto phase out (cancellazione graduale dei combustibili fossili) oltre alla riduzione (phase down) dell’utilizzo di gas e petrolio, di cui si era invece parlato lo scorso anno a Glasgow. Insieme a questo, manca anche l’impegno a raggiungere il picco di emissioni entro il 2025.

Per la prima volta però è stato fatto riferimento al capitolo “Loss&damage” (perdite e danni). Ecco di cosa si tratta.

Il fondo Loss&damage

L’idea che i paesi inquinatori debbano pagare per i danni inflitti ad altre nazioni a causa del peggioramento degli effetti del cambiamento climatico è stata la questione centrale della Cop27.

“Loss&damage”(perdite e danni)  è, infatti, l’istituzione di un fondo finanziario a cui i Paesi meno sviluppati, e che quindi hanno contribuito di meno alla crisi climatica con le loro emissioni, potranno attingere per coprire i costi delle perdite e dei danni causati dagli eventi climatici estremi. 

Se ne parlava dal 1992, ma solo in questa occasione la questione è stata messa nero su bianco (anche se non è ancora chiaro chi e quanto si dovrà pagare). A deciderlo sarà un comitato di esperti creato ad hoc che presenterà le proprie conclusioni alla COP28 del prossimo anno a Dubai. Il principio secondo il quale i Paesi ricchi debbano fornire assistenza a quelli più poveri era già stato stabilito nel lontano 2009 alla Cop15 di Copenhagen.

“Si tratta di un passo importante sul fronte della giustizia climatica. Accolgo con favore la decisione di creare un fondo e di renderlo operativo in un futuro prossimo. È chiaro che questo non basta, ma è un segnale politico necessario per ricostruire una fiducia tra Nord e Sud del mondo che era stata minata“, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Agisci per l’ambiente di oggi e di domani, con la tessera anter.

Iscriviti