Focus aria inquinata: la Cina la combatte, all’India arriva la multa

Come sta cambiando l’approccio dei due giganti asiatici al problema dello smog e dell’inquinamento atmosferico

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Una distesa di verde ci salverà. Ci proteggerà da smog e inquinamento. No, non stiamo parlando di un parco urbano qualsiasi. A fare passi da gigante sulle politiche ambientali per contrastare il fenomeno delle polveri sottili è il Dragone: nel 2018 Pechino e la provincia industriale di Hebei hanno tagliato le emissioni di smog di almeno il 12%.
La lotta all’inquinamento era stata iniziata cinque anni fa dal governo cinese con una serie di iniziative per ridurre l’uso del carbone domestico conseguente al boom economico degli ultimi dieci anni (leggi anche Lotta all’anidride carbonica: una sfida ancora aperta). La buona notizia è che nel 2018 le Pm 2,5 della capitale cinese sono scese a 51 microgrammi per metro cubo durante tutto il 2018 anche se comunque superiori allo standard di 35 microgrammi.

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Polveri alle stelle ai piedi della Città Proibita di Pechino

 

Questo risultato è stato possibile grazie a condizioni meteorologiche più favorevoli e grazie al fatto che 656 imprese sono state sanzionate perché colpevoli di inquinare troppo per un totale di 230 milioni di yuan (33,50 milioni di dollari). Anche la provincia industriale di Hebei, grande produttrice di acciaio, ha imboccato la strada giusta: ha visto scendere le Pm 2,5 del 12,5% arrivando a una media di 56 microgrammi nel 2018. Progressi resi possibili grazie al fatto che il consumo di carbone domestico si è ridotto notevolmente: nell’ultimo inverno quasi 2 milioni di famiglie hanno sostituito il carbone con gas naturale ed elettricità derivanti e, in diversi casi, dall’impiego di fonti rinnovabili.
La Cina ormai si sta orientando sempre più verso le energie pulite a basso impatto ambientale, scommettendo in particolare modo sull’eolico offshore che sfrutta l’energia dal vento con turbine in mare aperto. Non solo. Nel Celeste Impero si pensa a sviluppare spazi verdi per rendere l’aria più salubre e mitigare il rischio idrogeologico. Alla Cop21 l’architetto Stefano Boeri ha presentato un progetto di città-foresta che sarà completato nel 2020. Sorgerà a Liuzhou, nel sud della Cina.
La prima città-foresta potrà accogliere 30mila abitanti che beneficeranno di negozi, spazi di aggregazione e servizi vari: la loro mobilità sarà tutta sostenibile perché le persone si sposteranno a bordo di veicoli elettrici. Il modello d’ispirazione è quello dei boschi verticali, sviluppato da Boeri in diverse città (anche a Milano): la vegetazione avvolgerà gli edifici per assorbire i fattori inquinanti (si parla di 10mila tonnellate di Co2 e 57 tonnellate di polveri sottili) e ripulire l’aria. L’elettricità sarà alimentata da impianti fotovoltaici ed energia geotermica.

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L’India è uno dei paesi più inquinati al mondo
ph. www. zz7.it

 

Diversa la situazione in India, dove nel 2017 l’inquinamento atmosferico ha causato la morte di 1,2 milioni di vittime: oltre la metà delle persone uccise aveva meno di 70 anni. La massiccia concentrazione di particolato (Pm 2,5), infatti, può raggiungere in profondità i polmoni e determinare gravi patologie respiratorie. Non è un caso che Nuova Delhi sia stata condannata dal National Green Tribunal a pagare una multa di 3,5 miliardi di dollari per non aver rispettato le regole contro lo smog. Non sembra che i governi locali abbiano attuato o stiano attuando politiche in grado di arginare le emissioni di gas serra. Del resto, per l’Organizzazione mondiale della sanità l’India è la nazione che accoglie le 14 città più inquinate del mondo.

 

In copertina: il progetto della città-foresta che nascerà in Cina
Credits cover foto: www.thatsalltrends.com

 

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