I danni immediati dell’innalzamento della temperatura media globale

Secondo uno studio della rivista Nature Climate Change sono 467 le conseguenze immediate sulla salute, sull’agricoltura, sulle infrastrutture e sulla ricchezza

Lo studio pubblicato a novembre dalla rivista Nature Climate Change fornisce uno scenario piuttosto preoccupante relativamente al rischio climatico. La particolarità di questo studio, che lo distingue dalle numerose pubblicazioni che prospettano un futuro catastrofico, è che individua già alcuni effetti del cambiamento climatico che noi stessi viviamo ‘adesso’ nella nostra quotidianità, senza andare a scomodare eventi climatici violenti che dipendono da tali cambiamenti, come gli uragani sempre più potenti. Ebbene senza scivolare nella straordinarietà, già nella nostra ordinarietà si trovano gli effetti di tali cambiamenti: nella salute, nel cibo, nell’acqua, nell’economia, nelle infrastrutture.

 

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Gli effetti immediati

Sono ben 467 i modi in cui, secondo Nature Climate Change, il genere umano paga le conseguenze dell’aumento della temperatura media globale, dovuta alla concentrazione di gas ad effetto serra nell’atmosfera terrestre. Tra questi 467 modi ci sono le morti dovute a ipertermia nei casi di ondate di calore in zone non abituate a temperature alte; le morti dovute agli annegamenti causate dalle inondazioni e quelle provocate dalle siccità estreme. Lo studio rammenta alcuni dati allarmanti: uno per tutti gli 800mila morti in Etiopia dal 1980 a oggi per la fame dovuta a siccità eccezionali.

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Senza arrivare alla morte, già oggi l’aumento della temperatura media globale ha effetti nocivi sulla salute: si pensi alla recrudescenza di epidemie di malaria, dengue, colera o diarrea. Ma anche salute mentale: depressioni post-traumatiche registrate dopo i passaggi degli uragani negli Stati Uniti o a seguito delle inondazioni che hanno colpito il Regno Unito nel 2007. O a quelle registrate in Australia (in alcuni casi giunte al suicidio) a causa peggiore siccità della storia del Paese.

Gli effetti indiretti

Conseguenze indirette per l’uomo sono quelle che colpiscono direttamente l’agricoltura e l’allevamento: un terzo dei cereali prodotti in Russia sono andati perduti a causa degli incendi e della siccità del 2010. Da questo è derivato il raddoppio del prezzo dei cereali sui mercati internazionali. I tre quarti del bestiame presente in Kenya è morto a causa della mancanza di piogge nel 2000. Negli Stati Uniti, ogni volta che la temperatura supera i 38 gradi centigradi, i rendimenti annuali delle colture scendono del 5%.

Lo studio evidenzia anche i problemi legati all’acidificazione degli oceani e all’aumento conseguente dello sbiancamento dei coralli: evento importante perchè stravolge e riduce l’habitat naturale della fauna acquatica.

Diretta conseguenza dell’innalzamento della temperatura media globale sono le difficoltà sempre più frequenti nell’approvvigionamento di acqua potabile. Danni importanti poi derivano ai trasporti e alle infrastrutture: dagli anni Ottanta ad oggi sono tredici milioni le case distrutte nel Bangladesh; nove milioni in Cina e due milioni in Pakistan.

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Tutti questi effetti più o meno diretti hanno ricadute immediate sui redditi, sulla ricchezza e sui posti di lavoro delle popolazioni colpite. Il costo economico delle catastrofi naturali (comprese quelle dipese dal clima) avvenute nel 2017, secondo un rapporto della compagnia Swiss Re, è stato oltre 300 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Inutile negare come tutti questi fatti siano responsabili dell’aumento delle tensioni tra popoli e nazioni, ma anche dell’abbandono delle proprie terre ormai inabitabili da parte di decine di milioni di persone. Secondo un rapporto della Banca asiatica per lo sviluppo nel 2100, se quella attuale rimane la tendenza, i migranti climatici in tutto il mondo potrebbero raggiungere la cifra impressionante di un miliardo.

 

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