Inquinamento atmosferico: bambini e donne in gravidanza

Quali rischi per la salute corrono i bambini a causa dell’inquinamento dell’aria? Quali effetti nel periodo della gravidanza?

L’inquinamento atmosferico arreca gravi danni alla salute soprattutto dei bambini. Numerose evidenze scientifiche dimostrano che la contaminazione dell’aria ha esiti sulla salute dei neonati e dei bambini e impatti negativi sulla fertilità e sulla gravidanza. Ciò include anche effetti sullo sviluppo neuro-comportamentale che, a loro volta, influiscono sulle performance scolastiche e su quelle della vita futura da adulto portando a una ridotta qualità della vita e a una minore capacità produttiva. Esistono anche evidenze che la contaminazione dell’aria sia associata con l’insorgenza di diabete di tipo2, e possa essere legata a obesità, infiammazione sistemica cronica, invecchiamento, malattia di Alzheimer e demenza , disturbi dello spettro autistico (ASD).

L’inquinamento atmosferico e i bambini

I bambini sono più vulnerabili per una serie di motivi: hanno un tempo di esposizione agli inquinanti più lungo, mangiano, bevono e inalano di più. Esiste inoltre una immaturità dei sistemi di difesa e disintossicazione dei giovani organi. Sono purtroppo loro a pagare il prezzo più alto sia con un aumento dei rischi immediati come l’asma, sia con aumento del rischio di patologie polmonari in età adulta. Consideriamo infatti che il regolare sviluppo dei polmoni, che raggiungono la piena funzionalità all’età di 20 anni, può essere compromesso se fin da piccoli respirano un’aria inquinata.

 

Nel 2002 uno studio condotto sulla popolazione di otto tra le maggiori città italiane e coordinato dalla WHO (World Health Organization – Organizzazione Mondiale della Salute) ha messo in evidenza che l’inquinamento dell’aria è responsabile di 30.000 attacchi d’asma l’anno nei soggetti di età inferiore ai 15 anni. Si stima che l’8 % dei casi di asma sia attribuibile all’inquinamento dell’aria se si vive in un raggio di circa 75 metri da una strada con traffico intenso. La ricerca fa riferimento agli inquinanti emessi dal traffico veicolare, ma gli stessi effetti sull’apparato respiratorio sono causati dagli inquinanti emessi dalla combustione del carbone, dei rifiuti, dal traffico navale e da altre attività industriali.
A destare maggiore preoccupazione, soprattutto in età pediatrica è l’azione neurotossica degli inquinanti atmosferici, il cervello in via di sviluppo è infatti un organo estremamente delicato. Un bambino su sei presenterebbe danni documentabili al SNC (sistema nervoso centrale) e problemi funzionali e comportamentali, che vanno dal deficit intellettivo, alla sindrome da iperattività, all’autismo.

La prevalenza di autismo negli Stati Uniti è cresciuta negli ultimi 12 anni del 289.5 %. Una ampia revisione pubblicata sulla relazione esposizione a particolato e disturbi dello spettro autistico (ASD) ha messo in evidenza che per ogni incremento di 10 ug/m3 di PM 2,5 il rischio di ASD aumenta del 132%. Anche gli Idrocarburi policiclici aromatici e i metalli, piombo e mercurio presentano una spiccata azione neurotossica. Va infine ricordato che l’inquinamento atmosferico aumenta in modo statisticamente significativo il rischio di leucemia acuta nei bambini. Una revisione sull’argomento ha valutato soprattutto in prossimità di strade molto trafficate e per esposizione al benzene un rischio aumentato del 128%.

 

L’inquinamento atmosferico in gravidanza

L’embrione e il feto sono ancora più vulnerabili dei bambini. Va sottolineata la pericolosità dell’inquinamento atmosferico per la qualità dell’aria che la mamma respira durante la gravidanza, in quanto gli inquinanti passano al feto attraverso la placenta potendo arrecare gravi danni allo sviluppo di tessuti, organi e apparati nel periodo più delicato di tutta la vita, quello della vita intrauterina.

L’esposizione durante la gravidanza si associa certamente ad un alterato sviluppo del polmone nel feto, a un maggior rischio di morte del lattante, alla nascita prima del tempo e ad un peso ridotto del neonato, tutti elementi che condizionano lo stato di salute sin da piccoli. Recenti studi internazionali affermano inoltre che il feto può sviluppare, se la madre entra a contatto con tossici ambientali, una serie di modificazioni, anche genetiche, che si manifesteranno dopo tanti anni dalla nascita e che potranno diventare ereditarie.

Non ci sono dubbi che malattie cardiovascolari, tumori, disturbi metabolici (per esempio il diabete) e anche una serie di disturbi comportamentali trovino la loro origine anche da un inquinamento davvero precoce. Una metanalisi del 2012 ha evidenziato che l’incremento di 10ug/m3 di PM2,5 comporta un aumento del 15% di nascite premature e del 9% di basso peso alla nascita; minore il rischio per PM10. L’incremento di 10ppb di NO2 (biossido di azoto) comporterebbe invece un aumento del 20% di rischio di coartazione aortica e del 25 % di rischio di Tetralogia di Fallot.

Lo studio Moniter, condotto dalla regione Emilia Romagna ha indagato lo stato di salute nella popolazione residente entro 4 km dagli inceneritori di rifiuti della regione, evidenziando un incremento dell’aborti spontanei del 29% nelle donne più esposte che diventa del 44 % in quelle alla prima gravidanza e un incremento del 30% di nati pre-termine nelle donne più esposte alle emissioni. Lo studio utilizza come indicatore il PM10 anche se proprio da questo studio emerge che l’87 % del particolato emesso è PM2,5 che sappiamo essere più pericoloso.

 

Limiti cautelativi per la salute

Anche i metalli, arsenico, cadmio, nickel presenti nell’aria sono classificati da decenni come cancerogeni certi per l’uomo e appare paradossale che per questi inquinanti non esista una soglia identificabile al di sotto della quale queste sostanze non comportino un rischio per la salute umana. I limiti di legge sono purtroppo un compromesso;, sono calcolati su individui adulti di 70 Kg ed è ovvio che i bambini siano più suscettibili ed esclusi da tali valutazioni.

In Italia i limiti identificati per legge sono spesso più elevati di quelli identificati dalla WHO o dalla Comunità Scientifica come cautelativi per la salute. Il limite di legge indicato in Italia per il PM10, ad esempio, è di 40ug/ m3 come media annuale, ma secondo la Società Respiratoria Europea il limite è da porsi a 20 ug /m3, così come per il PM2,5 è previsto un limite normativo di 25 ug/m3 mentre la Società Respiratoria Europea pone il limite di sicurezza a 10 ug /m3. Va infine detto che per molti inquinanti, compreso il PM2,5, non esiste una soglia di sicurezza.

 

Come possiamo tutelarci nella pratica?

Per tutelare, in pratica, bambini e donne in gravidanza dagli effetti dell’inquinamento atmosferico, valgono gli accorgimenti utili nella vita quotidiana di ciascuno di noi.

Usare l’auto soltanto quando indispensabile, privilegiare i mezzi di trasporto pubblico, andare a piedi o in bicicletta privilegiando i percorsi meno inquinati. Spegnere il motore se si è fermi e non fumare in auto. Evitare sport e giochi all’aria aperta nelle zone particolarmente trafficate o situate nelle vicinanze di industrie e discariche. Proteggere al meglio i bambini durante le passeggiate fuori casa, optare per il marsupio al posto del passeggino, in modo da tenerli lontani dallo strato più inquinato dell’aria che si ferma in basso. In casa non fumare, cambiare spesso l’aria soprattutto in presenza di mobili nuovi e tappezzerie. Rinnovare le pareti di casa con pitture atossiche, risparmiare sui prodotti chimici per le pulizie e sostituirli con quelli realizzati in maniera naturale. Utilizzare aspirapolveri con filtri HEPA. Il grado di umidità in casa non deve andare oltre il 40-50 %. Non effettuare combustioni, incluse caldaie e incensi. Non utilizzare stufe a pellet, a gas e braciere. Utilizzare cappe ad aspirazione esterna e purificatori dell’aria. Ridurre la produzione di rifiuti e fare la raccolta differenziata. Ridurre il consumo energetico: spegnere la luce quando usciamo dalle stanze e non lasciare TV e computer in Stand By, usare lampadine a LED, tenere il frigo a 5°C o più e il riscaldamento non oltre i 21° C. Installare, se possibile pannelli solari e fotovoltaico che ci permettono di utilizzare l’energia rinnovabile per eccellenza: quella solare.

 

 

Dott.ssa Stefania Russo, Pediatra di Famiglia Presidente del Comitato Scientifico di ANTER

 

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