Inquinamento indoor e il legame con la Sindrome dell’Edificio Malato (SBS)

Ecco perchè dobbiamo stare attenti all'aria che respiriamo negli uffici, scuole e all'interno delle mura domestiche

sindrome edificio malato

Bastano anche poche ore di permanenza negli ambienti inquinati per sviluppare i sintomi della SBS. Quali rischi corriamo e come tutelarsi dall’inquinamento indoor?

Si chiama SBS (sick building syndrome), ovvero Sindrome dell’edificio malato. Uffici, scuole, ospedali, ad esempio, sono alcuni dei luoghi spesso collegati alla SBS. Si tratta di una particolare situazione per la quale coloro che si trovano ad occupare edifici che presentano condizioni ambientali insalubri o inquinamento indoor sviluppano problemi di salute che appaiono in relazione con il tempo passato al loro interno e che non si possono attribuire a preesistenti malattie.

Sintomi e fattori scatenanti

Tra i sintomi più frequenti legati alla SBS c’è l’irritazione agli occhi, al naso e alla gola, mal di testa e malessere generale, ma anche reazioni allergiche e difficoltà di concentrazione. Possono essere rilevanti soprattutto nei luoghi di lavoro e di studio in quanto provocano impatti importanti in termini di efficienza e rendimento.

Bastano anche poche ore di permanenza negli ambienti inquinati per sviluppare questi sintomi, che spesso si risolvono in seguito all’allontanamento dall’edificio.

Tra i fattori che possono scatenare la SBS rientrano una scarsa ventilazione, impianti di condizionamento vecchi e per i quali non viene fatta costantemente manutenzione, presenza nell’aria indoor di polveri, muffe sulle pareti, problemi di pulizia.

Inquinamento indoor, quali rischi corriamo realmente? La ricerca condotta da ANTER

L’aria che respiriamo nelle nostre case o nei luoghi di lavoro può essere fino a 5 volte più inquinata di quella outdoor, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che mette in guardia rispetto ai rischi e alle patologie legate a questo tipo di inquinamento.

Si parla molto più spesso di inquinamento outdoor,  molto meno di quello indoor che invece, come dimostra una ricerca condotta dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, promossa da ANTER, finanziata da NWG ENERGIA Società Benefit, pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Atmosphere,  rappresenta un killer invisibile che minaccia le nostre case, con rischi maggiori per bambini e donne in gravidanza.

Ad oggi non esistono leggi relative all’inquinamento indoor che ci aiutino a capire come tutelarci.  –  afferma la dottoressa Stefania Russo, presidente Comitato scientifico ANTER, medico e pediatra, coinvolta nella ricerca – Il nostro stile di vita è fondamentale per ridurre questo rischio indoor, specie a carico dei bambini. Sono i più vulnerabili perché hanno un’immaturità del sistema di difesa e disintossicazione e potrebbero subire danni nel loro sviluppo e nella loro crescita, quindi avere ripercussioni in futuro che oggi non possiamo immaginare”.

Se l’aria esterna non è buona gli agenti inquinanti penetrano all’interno delle nostre case tramite finestre o spifferi. A questi si aggiungono quelle interne generate in base alle attività che svolgiamo, come la cottura di cibi, la pulizia della casa con detergenti o lavori di bricolage, manutenzione o ristrutturazione che ci portano ad usare colle e vernici.

Per comprendere in che modo tutelarci dai rischi connessi all’aria che respiriamo tra le mura domestiche, la dottoressa Silvia Brini, rappresentante dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) nel gruppo di studio nazionale dell’inquinamento indoor, ci ha spiegato a cosa dobbiamo stare attenti e quali sono le principali fonti di inquinamento indoor. QUI l’intervista completa.

Un’altra ricerca, condotta da Dyson grazie a degli zaini intelligenti indossati da nove studenti delle scuole milanesi, ha rilevato l’inquinamento dell’aria nel tragitto casa – scuola. Ecco quali sono stati i risultati QUI 

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