Anche le nostre case sono contaminate da inquinanti. Ecco come combatterli
L’aria che respiriamo nelle nostre case o nei luoghi di lavoro può essere fino a 5 volte più inquinata di quella outdoor. Bastano davvero piccole accortezze per tutelare la nostra salute dai pericoli legati all’inquinamento indoor e tutelare i soggetti più a rischio.
Chiusi tra le quattro mura domestiche ci sentiamo al sicuro da smog e altre sostanze nocive che inquinano l’aria esterna. Ma nelle nostre case, negli uffici in cui lavoriamo e nelle scuole, l’aria che respiriamo non è così salubre come immaginiamo.
Si tratta del cosiddetto inquinamento indoor, ovvero la presenza nell’aria di ambienti confinati di contaminanti fisici, chimici e biologici. L’aria che respiriamo dentro casa o nei luoghi di lavoro può essere fino a 5 volte più inquinata di quella outdoor, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che mette in guardia rispetto ai rischi e alle patologie legate a questo tipo di inquinamento.
Le conseguenze relative alla cattiva qualità dell’aria domestica sono connesse a una maggior incidenza di polmoniti, infezioni respiratorie croniche acute, infarti, patologie cardiovascolari e malattie allergiche respiratorie, riscontrate soprattutto tra la popolazione dei bambini.
Secondo uno studio pubblicato sul The International Journal of Tuberculosis and Lung Disease, le morti attribuite ogni anno all’inquinamento indoor sono circa due milioni e, di queste, un milione riguarda bambini di età inferiore ai 5 anni.
Una ricerca realizzata dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica dell’Università di Cassino, promosso da ANTER e finanziato da NWG ENERGIA Spa Società Benefit, mostra l’impatto che le polveri aereodisperse possono avere sui bambini, una “popolazione vulnerabile” per svariati motivi anatomici e comportamentali, non ultimo il loro alto tasso di inalazione
Le categorie di inquinanti che possono peggiorare la qualità dell’aria in casa possono dividersi nelle seguenti categorie:
La concentrazione degli inquinanti indoor può variare nel tempo e dipende dalla natura della sorgente, dalla ventilazione, dalle abitudini e dalle attività svolte dagli occupanti negli ambienti interessati, come mostra una ricerca svolta dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
La composizione dell’aria indoor è spesso caratterizzata da una miscela di composti molto variabile rispetto a quanto riscontrabile nell’aria atmosferica esterna. Anche se a basse concentrazioni, la presenza di contaminanti negli ambienti confinati può avere un importante impatto sulla salute e sul benessere degli occupanti a causa di esposizioni di lunga durata.
Il rischio, infatti, è legato all’esposizione, ovvero alla concentrazione integrata nel tempo: il tempo di permanenza medio in un ambiente confinato raggiunge l’80-90% del tempo giornaliero disponibile, motivo per cui costituisce un aspetto chiave nella valutazione degli effetti dell’inquinamento indoor.
Tra le fonti di inquinanti più comuni troviamo il fumo di tabacco, i processi di combustione, i prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa, gli antiparassitari, l’uso di colle, adesivi, solventi etc, l’utilizzo di strumenti di lavoro quali stampanti, plotter e fotocopiatrici e prodotti per l’hobbistica (es. colle e vernici).
Anche le emissioni dei materiali utilizzati per la costruzione (es. isolamenti contenenti amianto) e l’arredamento (es. mobili fabbricati con legno truciolato, con compensato o con pannelli di fibre di legno di media densità, oppure trattati con antiparassitari, ma anche moquette e rivestimenti) possono contribuire alla miscela di inquinanti presenti.
Il malfunzionamento del sistema di ventilazione o una errata collocazione delle prese d’aria in prossimità di aree ad elevato inquinamento (es. vie ad alto traffico, parcheggio sotterraneo, autofficina, ecc.) possono determinare un’importante penetrazione di inquinanti dall’esterno. I sistemi di condizionamento dell’aria possono diventare terreno di coltura per muffe e altri contaminanti biologici e diffondere tali agenti in tutto l’edificio.
Ambienti indoor: l’agguato delle polveri
La camera da letto, essendo il luogo dove trascorriamo almeno otto ore al giorno, è potenzialmente fra le zone più pericolose se si considera la sommatoria delle possibili varie fonti inquinanti: dall’arredamento, coperte e lenzuola, alle tende e i sistemi di condizionamento, ai livelli di Co2 elevati, dovuti allo scarso ricambio d’aria nella stanza.
Ma anche la cucina può diventare un luogo rischioso, come ad esempio quando in appartamenti più piccoli il piano cottura è molto vicino alla zona living: se non si provvede all’apertura delle finestre o non si fa uso di cappe e aspiratori, nell’aria vengono sprigionati composti organici volatili dannosi dovuti alle sorgenti di combustione.
Gli effetti sanitari correlati all’alterazione della qualità dell’aria indoor (IAQ) possono essere legati a diversi fattori ambientali e individuali: tipologia e concentrazione dell’inquinante, presenza di sinergie con altri inquinanti, tempo di esposizione, parametri microclimatici e suscettibilità delle persone esposte.
Possono essere acuti, a breve termine, o cronici, a lungo termine:
(Fonte: Ministero della Salute)
Inquinamento indoor negli uffici: cosa prevede la normativa
I gruppi più a rischio sono: bambini (soggetti ad un’esposizione potenzialmente più lunga degli adulti agli agenti tossici considerata la loro aspettativa di vita), anziani e persone con patologie croniche (malattie cardiache e respiratorie), malattie del sistema immunitario e le persone a basso reddito. .
Le esposizioni precoci possono causare danni alla salute già nell’infanzia, ma anche più avanti nel corso della vita o nelle generazioni future. Recenti dati dell’OMS evidenziano che nelle mura domestiche più della metà dei bambini europei sono regolarmente esposti al fumo passivo. Inoltre, almeno il 15% dei bambini e degli adolescenti vivono in case molto umide e in condizioni microclimatiche che contribuiscono allo sviluppo e peggioramento delle crisi asmatiche.
Secondo una ricerca BVA Doxa sembrerebbe però che si stia sempre più diffondendo tra gli italiani la consapevolezza degli effetti negativi dovuti a una bassa qualità dell’aria negli ambienti chiusi: il 56% ritiene infatti che l’aria indoor sia potenzialmente più inquinata e nociva rispetto a quella outdoor (44%).
Questo dato è fortemente correlato all’area di residenza: nelle grandi città per il 53% degli italiani prevale l’idea che sia l’aria esterna il vero pericolo; mentre nelle città medio-piccole e ancora di più nelle aree non urbane la situazione si capovolge (rispettivamente il 57% e il 64% degli italiani pensa che sia più inquinata l’aria indoor). Il fattore ambientale incide dunque sulla percezione della qualità dell’aria: più di due italiani su tre collegano la purezza dell’aria al concetto di montagna, seguono mare (18%) e campagna (13%).
Cambiando alcune nostre abitudini è possibile migliorare la qualità dell’aria interna e, di conseguenza, le nostre condizioni di salute a breve e lungo termine. Seguendo una serie di accortezze che possiamo adottare nelle nostre case eviteremo l’accumulo di inquinanti tra le pareti domestiche.
L’Istituto Superiore della Sanità ha realizzato un vademecum dedicato al miglioramento dell’aria delle nostre case, una serie di comportamenti da evitare e altri da perseguire in quanto virtuosi:
Design green: giardini interni per purificare l’aria di casa
Per quanto riguarda l’uso eccessivo di riscaldamento degli spazi abitativi durante la stagione fredda, oltre a determinare un inutile spreco di energia ai danni dell’ecosistema, rende gli ambienti soffocanti e secchi, comportando una serie di problemi alle vie respiratorie e alla pelle.
Per l’umidità di pareti e soffitti, che oltre a generare muffe e cattivi odori, è anche causa di infezioni delle vie respiratorie, è importante individuare le zone critiche dell’abitazione, arieggiare questi spazi giornalmente e, per chi non possiede un impianto di climatizzazione domestica, può anche installare un purificatore d’aria per eliminare gli inquinanti e creare un ambiente più sterile e sano che permetta di respirare meglio.
Anche le piante possono essere d’aiuto quando si tratta di combattere l’inquinamento indoor. Ci sono alcune particolari specie che hanno la capacità di “assorbire” l’inquinamento, rilasciando aria pulita, come il Ficus Benjamin, il tronchetto della felicità e l’edera che riescono ad “intrappolare” inquinanti come ozono e formaldeide, rendendo più pulita l’aria di casa.
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