Riciclo, mascherine usate diventano nuovo materiale per le stampanti 3D

Un esempio di riciclo che arriva dalle scuole di Mondovì in provincia di Cuneo

Da scarto a risorsa, ecco come una volta raccolte le mascherine vengono macinate per farne granuli con cui realizzare nuovi oggetti. Un progetto che coinvolge i ragazzi per sensibilizzarli sulla tutela dell’ambiente.

L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha recentemente lanciato un allarme. Secondo gli ultimi dati solo nel 2020 si stima che negli oceani siano finite circa 1,56 miliardi di mascherine. Un dato che fa spavento e che fa il paio con un altro dato: ogni giorni nel mondo finiscono nella spazzatura circa 3,4 miliardi di mascherine. Perché allora non riutilizzare le mascherine per produrre nuovi oggetti in plastica?

Ecco come da protezione a rifiuto, da scarto a risorsa, le mascherine chirurgiche e FFP2 vengono trasformate in nuovi prodotti. Nelle scuole di Mondovì, in provincia di Cuneo, è stato attivato un progetto per la raccolta delle mascherine e il loro riciclo attraverso la tecnologia della stampa 3D. E’ una sfida a cui sta lavorando il Politecnico di Torino.
Daniele Battegazzore, ricercatore del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino nella sede di Alessandria, esperto di polimeri, lo scorso anno ha tentato di realizzare il prototipo di un processo per trasformare le mascherine usate in nuovi oggetti, ottenuti persino con la stampante 3D. Nel farlo, dopo un tentativo non andato a buon fine di richiesta fondi al Miur, ha deciso di chiedere la collaborazione delle scuole. Appoggiato dal Comune di Mondovì e dall’associazione “Circolo delle idee” della cittadina, ha promosso nel giugno dello scorso anno la raccolta di mascherine chirurgiche nelle scuole, gettate dagli studenti dopo l’uso in un apposito contenitore.
Le stesse mascherine, poi, vengono sanificate e – dopo aver eliminato l’asta metallica e tutto il materiale non idoneo – vengono sminuzzate attraverso un macinatore. A quel punto, il materiale così prodotto, con diverse componenti polimeriche, viene fuso così da essere riutilizzato per la produzione di nuovi oggetti attraverso l’utilizzo distampanti 3D.

L’idea di utilizzare le mascherine per produrre nuovi oggetti in plastica – così come le tante altre idee che stanno venendo fuori dalla università italiane e straniere – sono un toccasana per il problema dell’inquinamento dell’ambiente ma anche un modo per coinvolgere i ragazzi come parte attiva del cambiamento, necessario e urgente, per rendere più vivibile la nostra casa, la Terra.

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