Archeoplastica, il museo dei rifiuti spiaggiati con più di cinquant’anni di vita

Il progetto per sensibilizzare sul problema dell’inquinamento da plastica e promuoverne un uso più consapevole e responsabile

“L’idea è maturata quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni ’60″. Enzo Suma, ideatore del progetto, che ha trasformato i rifiuti ritrovati lungo le rive delle coste pugliesi in oggetti in mostra da ammirare (adesso anche in un museo virtuale in 3D).

Ogni anno finiscono in mare quasi 9 milioni di tonnellate di plastica. Il problema dell’inquinamento è soprattutto legato al fatto che la plastica è praticamente eterna: per degradare può impiegare anche fino a 500 anni, oltre a sminuzzarsi in piccoli pezzi, detti microplastiche, estremamente pericolosi per la fauna marina.

Nel 2018, dopo oltre due anni di selezione di rifiuti plastici raccolti lungo le rive delle coste pugliesi, è nato il progetto Archeoplastica dell’Associazione Millenari di Puglia grazie ad un crowdfunding su Produzioni dal Basso, finanziato direttamente dai cittadini. Si tratta di una realtà molto conosciuta nel territorio dell’alto Salento e della Valle d’Itria, impegnata dal 2013 nella valorizzazione del territorio pugliese, nelle attività di escursionismo e nel volontariato naturalistico.

Archeoplastica nasce per sensibilizzare sul problema dell’inquinamento da plastica e promuovere un uso più consapevole e responsabile di questo materiale.

Enzo Suma, guida naturalistica di Ostuni, ideatore del progetto, ha trovato e raccolto sulle spiaggia prodotti di vario tipo risalenti agli anni ’80, ’70 e molti anche degli anni ’60. Plastiche con più di cinquant’anni di vita, molte delle quali rimaste completamente intatte.

 

 

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“L’idea è maturata quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni ’60. – racconta Enzo Suma – Si trattava di una bomboletta spray Ambra Solare con il retro ancora leggibile che riportava il costo in lire. Un rifiuto di oltre cinquant’anni! Quando pubblicai la foto su Facebook scoprii lo stupore della gente nel vedere un prodotto così vecchio ancora in buono stato tra i rifiuti in spiaggia. E da quel post scaturirono dai lettori tante riflessioni sul problema della plastica“.

 

 

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Archeoplastica, Il museo degli antichi rifiuti spiaggiati ora è anche un museo virtuale in 3D sul sito dedicato.

Tra gli ultimi ritrovamenti di Archeoplastica sulle spiagge tra Bari e Lecce ci sono state delle bottiglie di plastica contenenti verdure in salamoia, ma anche ortaggiolive, noccioline e legumi.

“La risposta a questi ritrovamenti è legata all’usanza albanese di conservare gli ortaggi tagliati a fette, o anche interi, all’interno di bottiglie di plastica insieme ad acqua e sale per mangiarli durante l’anno”, è la spiegazione offerta dagli attivisti di Archeoplastica.

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“La merce invenduta, o sequestrata, alle venditrici ambulanti viene buttata diventando un rifiuto che, come tanti altri rifiuti, finirà poi in mare”. Si tratta dunque di un rifiuto. Come i tanti ritrovati in questi anni da Archeoplastica, il progetto che ha messo in mostra tutti i ritrovamenti fatti sulle spiagge pugliesi in questi anni. Una gran parte dei reperti-rifiuti ritrovati provengono proprio dall’Albania, come dei flaconi a forma di orsetto scoperti diverso tempo fa. E non potrebbe essere altrimenti, vista la vicinanza del Paese alle coste pugliesi.

 

 

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Da qui la proposte di Archeoplastica: “A questo punto speriamo possa nascere un gruppo di interscambio culturale transadriatico sul tema plastica. Sicuramente, durante le mareggiate di scirocco, sulle coste albanesi arriverà tanto materiale dall’Italia, così come anche su quelle croate e greche”.

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