Greta Thunberg e gli FFF: storia del Global Strike For Future

Cop di Parigi: la genesi del movimento contro il climate change

 

In occasione della Cop di Parigi (dicembre 2015), nonostante la morsa del freddo che stringeva la capitale francese, diversi gruppi di manifestanti autonomi scendevano in piazza per dimostrare il loro sostegno alla firma dell’accordo e per chiedere ai propri rappresentati un maggiore impegno nell’elaborazione di misure efficaci per la lotta al cambiamento climatico. L’accordo elaborato al termine dei negoziati venne accolto in maniera soddisfacente dai manifestanti. Molti osservatori considerarono gli accordi di Parigi come il primo e deciso passo verso una gestione unitaria del fenomeno “riscaldamento globale”.

 

Sebbene gli accordi rappresentino una pietra miliare nella lotta ai cambiamenti climatici alcuni grandi attori globali stanno progressivamente venendo meno agli impegni sottoscritti. Affiora una titubanza in termini di obiettivi ed azione che potrebbe costare cara al pianeta. Nel Dicembre 2018 si è tenuta, a Katowice, la Cop 24.

 

Quest’importante convegno sul clima si è concluso con la riaffermazione degli obiettivi di Parigi, e con l’elaborazione di un’agenda adeguata alle esigenze dei paesi più ricchi come di quelli più poveri, affinché una vera transizione energetica sia possibile, tenendo conto delle difficoltà da superare. Katowice non è stata una Cop di nuove ambizioni o di decisioni, ma una conferenza nella quale si è finalmente stabilito un chiaro piano di attuazione per raggiungere gli obiettivi fissati nel 2015.  Per questo motivo ha suscitato le critiche di chi crede che basti volere e non considera, pragmaticamente, gli svariati interessi in gioco e le complessità negoziali per agire tutti, allo stesso modo, per  il bene comune globale.  Fare implica programmare l’impegno ed il tempo per raggiungere obiettivi reali, non ideali.

La delusione dell’opinione pubblica per Katowice e l’inizio della protesta globale

 

Se Parigi nel 2015 ha rappresentato il primo passo fatto dai governi di tutto il mondo verso la lotta comune al cambiamento climatico, Katowice ha segnato l’inizio del movimento ambientalista globale.

 

Infatti, in concomitanza con le riunioni della Cop, migliaia di cittadini “globali”, preoccupati dal cambiamento climatico si sono riversati in piazza. L’epicentro delle manifestazioni ambientaliste è stata Bruxelles, cuore dell’Unione Europea. Nei giorni iniziali della conferenza, nella capitale belga, sono scesi in piazza circa 65 mila manifestanti, un vero e proprio pienone, se si considera il periodo e il fatto che inizialmente fosse stata prevista la presenza di 20 mila persone. Le strade si sono riempite di manifestanti di ogni età, colorati, variegati e pacifici che hanno intonato canti ed elevato slogan come: “reclama il clima” o “non esiste un pianeta di riserva”. Il primo ministro belga Charles Michel ha espresso il suo sostegno ai manifestanti e si è detto soddisfatto per il successo in termini di partecipazione.

 

Oltre alla capitale belga, però, nello stesso periodo si è ha assistito ad un proliferare di manifestazioni in tutto il mondo, omologhe e inizialmente non coordinate tra loro.
Si è manifestato in Australia, che è alle prese con l’estate più calda della  storia e con una serie di catastrofici incendi; i manifestanti sono scesi a migliaia anche a Londra e Berlino, senza contare la Francia, dove, in gennaio è stata lanciata una petizione per una migliore gestione dei cambiamenti climatici, che in pochi giorni ha raggiunto 2 milioni di firme.
Insomma, è in moto un movimento ambientalista globale che si compone di una costellazione di associazioni, piccole e grandi- come ad esempio student for climate,ma anche di liberi cittadini semplicemente preoccupati per il futuro.

 

Greta Thunberg e i Fridays for the future

 

Nonostante il crescente coinvolgimento delle opinioni pubbliche di molti importanti paesi, il movimento ambientalista, prima di Katowice, appariva piuttosto un disordinato e destrutturato moto di rabbia, di fronte ad una situazione, quella del riscaldamento globale, ogni anno più preoccupante. Dopo la ventiquattresima Cop, però, qualcosa è cambiato. Infatti, ha cominciato a diventare virale la storia della giovane svedese Greta Thunberg.

 

La sedicenne attivista svedese con la sua persistente azione di protesta – ogni venerdì dal 23 agosto del 2018 si piazza davanti all’ingresso del parlamento svedese, armata di cartelli, in ogni condizione climatica, chiedendo al proprio governo di fare di più per contrastare il cambiamento climatico-  è diventata il collante delle  manifestazioni che dilagano nelle città più importanti dell’Occidente.

 

La sua straordinaria caparbietà l’ha portata a parlare di fronte ai grandi del pianeta riuniti a Katowice, che ha raggiunto in treno. Il discorso duro e accusatorio non ha lasciato spazio a interpretazioni. Queste le lapidarie parole di chiusura del suo discorso:“Tanto ci avete ignorato in passato e continuerete a ignorarci. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene al popolo. Grazie”. Dopo il suo discorso, la giovane è diventata un’icona, soprattutto per i suoi coetanei di tutto il mondo, che hanno rilanciato la sua protesta, creando l’hashtag su Instagram, Twitter e Facebook : #fridaysforthefuture.

 

Grazie al lavoro di moltissimi millennials, che saranno maggiormente interessati dal cambiamento climatico, oltre all’hashtag si è dato vita alla rete organizzativa Fridays For the Future(FFF), che oggi è la mente dietro agli scioperi del Venerdì. In aggiunta all’ormai consueto appuntamento del fine settima, questo mese si sta preparando lo “sciopero globale per il clima”, che sarà una giornata intera di proteste simultanee nelle più importanti città del mondo. L’invito a partecipare alla manifestazione del 15 marzo -fanno sapere dal coordinamento- è esteso a tutti i cittadini preoccupati dal “global warming”.

Il movimento di protesta e l’ Italia

 

Le adesioni al FFF sono in continua crescita, anche qui da noi in Italia. Dal 25 gennaio, primo venerdì di protesta nel nostro paese, si sono costituiti piccoli comitati, prima a Torino, Roma e Milano, e adesso in altre grandi e piccole città. La molla, per lo spin off italiano del movimento, oltre all’accorato appello dell’attivista svedese è stato un video registrato dal climatologo Luca Mercalli il 2 febbraio e rilanciato dalla rete italiana del FFF. In poche ore il video ha raccolto migliaia di visualizzazioni e ha fatto il giro del web.

 

Per il momento in Italia, sebbene le adesioni siano in continua crescita, la partecipazione è inferiore rispetto agli altri a paesi, soprattutto quelli nordici. Le iniziative, fino a questo momento, si sono limitate a lunghi presidi o flash mob, ma niente di confrontabile alle marce di Bruxelles.

 

Dunque nel nostro paese, sebbene -come ha rilevato il sondaggio Ipsos sulla percezione delle minacce- sia presente una forte sensibilità alle tematiche ambientali, manca ancora l’innesco che possa accendere gli animi dell’opinione pubblica.  Potrà la nascita di un movimento ambientalista globale risvegliare le coscienze degli italiani?

 

Il 15 Marzo sarà il giorno che permetterà di capire la portata di questo movimento e la sua effettiva efficacia in termini di convincimento dell’opinione pubblica globale, nella speranza che i governi mondiali possano finalmente adottare misure più decise contro il cambiamento climatico.

 

 

Pasquale Pagano

®Eco_Design WebMagazine

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